Recensione romanzo “Bambino 44” di Tom Rob Smith

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Il thriller “Bambino 44” di Tom Rob Smith racconta una storia veloce, intensa e a tratti agghiacciante. Il protagonista di questo romanzo è Leo Stepanovic Deminov, un agente dell’MGB che crede nel suo stato, a un’Unione Sovietica vittima del regime staliniano. Lo si incontra nel pieno delle sue attività, durante un lungo inseguimento che termina con l’arresto di una presunta spia e quando viene incaricato di sorvegliare la moglie, anch’essa accusata di spionaggio. In un sistema in cui la giustizia è sommaria, basata sull’indice puntato e in cui per essere definiti “buoni cittadini” è necessario far condannare parenti e vicini di casa, il protagonista capisce che la realtà è diversa da quella che gli hanno insegnato. Messo alle corde da colleghi perfidi, viene relegato ai margini della sua vita, ma non smette di indagare su un caso di omicidio di un bambino, fino a scoprire che quella che lo stato venera come una verità, è in realtà la peggiore delle menzogne: “L’omicidio non esiste, è un’invenzione dell’occidente.” Ritmo e sentimenti si intrecciano in una corsa contro il tempo, dove la vendetta e la verità si scontrano fino all’ultima scena. Leo è l’emblema di una nazione, la sua trasformazione è la speranza stessa della vita e la forza trascinante di questa storia, dove il cacciatore diventa preda, costretto a fuggire, a nascondersi e per salvare la sua famiglia, la verità su un serial killer e su se stesso. Lo scrittore ha esordito con questo romanzo, guadagnando consensi, questa storia, infatti, diverrà un film diretto da Ridley Scott. Avvincente e forte, un romanzo da non perdere.

Appunti su “Non smetterai” dei Lyr

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Ci sono canzoni che ti cambiano, che fanno breccia in luoghi nascosti dell’indole di ognuno di noi. Alcune le senti per caso, altre le senti nascere. Ed è il caso di “Non smetterai” dei Lyr. Ricordo i primi accordi suonati con la chitarra dall’autore Fabrizio Tonus, che con il tempo ne ha migliorato i contorni e  smussato gli angoli, con Mattia Bozzola e con la collaborazione di Andrea Pioli, fino a dare vita a quella che adesso è una vera e propria creatura con una sua dimensione e un proprio corpo. Come nasce una canzone e come questa può giungere ai sogni delle persone, fino a sfiorare gli angoli più bui dei ricordi, è un mistero. Forse esiste una forza magnetica che le regala la vita, il respiro, o forse è la voglia di parlare, di raccontare, ciò che la muove. Come uno spettacolo di suoni, luci e ombre, “Non smetterai” riesce colpire al centro. Nella sua semplicità parla di un addio senza rancore, ma nella sua traccia nascosta racconta di come un sentimento cambi, si trasformi. Nella storia della musica ci sono tanti esempi di canzoni d’amore esasperate, urlate. Rabbiose. Mentre il testo di questa canzone è dolce, a tratti malinconico, eppure graffiante. E’ passato tanto tempo dalla prima versione di questa canzone. Tante cose sono cambiate. Resta quel soffio, quella brezza che nasce dal mare, tra i colori sfumano sempre più nel rosso di una sera fragile, un’isola, piccola e quasi indifesa di fronte alla potenza delle onde. Una lacrima che diventa pioggia, lucida e imponente. Una sera tiepida che si trasforma in gelo, per poi tornare a far fiorire un attimo all’alba del giorno seguente. Tutto questo è “Non smetterai.”

E se piove?

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Mancano poche ore a quella che potrebbe essere l’ennesima alluvione. Ci sono alcune analogie con la situazione meteorologica del 1994 e del 2008, anni in cui hanno avuto luogo eventi alluvionali in Piemonte. Una settimana fa in Liguria e alta Toscana c’è stato un evento di cui tutti avrete sentito parlare e avrete visto le immagini. L’ennesima precipitazione breve e intensa ha provocato la riattivazione delle frane, ha generato fiumi in piena in quelle che erano strade, morti. Come spesso accade durante il post-alluvione c’è una spinta propulsiva nel proporre una tutela maggiore del territorio, di sistemi, di strategie, di procedure. Ma quando piove, tutto il sistema porta a galla tutti i problemi e si inizia ad avere paura. Si, ci sono buone possibilità che la tipologia di precipitazione sia mutata negli anni, e che queste siano diventate molto più concentrate e intense, ma c’è un’altra verità che spesso viene sottovaluta. Piove da sempre. La mutazione del territorio che si è dovuto piegare è sotto gli occhi di tutti e a parlarne ancora sembra di dire solo banalità, anche se tali non sono. Soprattutto quando i terreni sono diventati asfalto, le montagne non sono più mantenute in efficienza da chi un tempo le abitava, in cui i fiumi diventano demoni quando la portata aumenta. Ci vorrebbe più rispetto, aldilà di quello per l’ambiente, verso se stessi. Perché ciò che ci circonda è nostro e per certi versi siamo noi stessi. E’ assurdo chiedersi per ogni nuvola all’orizzonte..e se piove?

No Tav-Indignados: Quale convergenza?

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Due manifestazioni, due realtà. Domenica scorsa abbiamo assistito a uno spettacolo indecoroso e contemporaneamente a uno che rappresenta una realtà nuova e importante. Facciamo un passo indietro.

Sabato 15 ottobre in tutto il mondo ha avuto luogo la manifestazione cosiddetta degli “Indignados” che ha portato in piazza un’idea su tutte, e cioè fermare questa economia senza etica ne ragione e che permette di far guadagnare solo qualche signore, mettendo “alla fame” il resto della popolazione. L’idea è nata in Spagna ed è piaciuta a tal punto da trasformarsi in un movimento a livello mondiale che proprio sabato scorso ha dato prova della sua forza in tante piazze di tutte le città più importanti della terra.

Così la gente ha sfilato da New York ad Atene, da Tokio a Roma. Appunto, a Roma. Come durante il G8 del 2001 a Genova, i Black-block si sono infiltrati, devastando banche, bruciando automobili, negozi, e tirando sassaiole alle forze dell’ordine, sino a dar fuoco ai mezzi di questi ultimi. Uno scempio con il risultato di sopprimere l’impatto mediatico delle idee che la manifestazione voleva far sentire.

A una settimana di distanza ha invece avuto luogo la manifestazione dei No-Tav a Chiomonte (Val Susa). Corteo pacifico senza scontri. Il movimento No Tav protesta ormai da anni contro il progetto legato all’Alta Velocità in Val Susa e che prevede la realizzazione di numerosi tunnel nella montagna per far passare la nuova linea per il trasporto di merci dalla Francia all’Est Europa. Inizialmente, almeno, era così. Si, perché nell’elenco dei motivi per il quale protestano i No-Tav (da noi pubblicati qui), ci sono numerosi spunti interessanti, ma ciò che è più importante è che la convergenza delle idee di questo movimento con quelle degli indignados è spiccata. La protesta verte ormai, più che sugli aspetti progettuali dell’opera, sulle modalità di affidamento dei lavori, sulla necessità dell’opera sacrificando soldi per la scuola, per la ricerca e per le infrastrutture “locali”. Per non parlare della denuncia di soldi spesi per il rifacimento delle linee ferroviarie e di collegamento con la Francia per i giochi olimpici invernali di Torino 2006. Quello che in entrambe le manifestazioni è emerso è che la gente è stanca di questi furti autorizzati dallo Stato. Nel merito di una situazione politico – sociale che vede sindacati e partiti (una volta dalla parte del popolo) virare su interessi forti e importanti del nostro paese, molta gente è rimasta orfana dei propri ideali, dei proprio punti di riferimento, della propria vita, del futuro e in ultimo, ma forse in primis, dei propri sogni.

Il nostro è un popolo che sta tirando fuori le unghie, per difendere la propria identità, svenduta da politicanti venditori, venditori politicanti e mezze cartucce. Come non commentare i volta-faccia dei parlamentari, che è vero non sono una novità, ma che sono quasi stati istituzionalizzati da leggi farlocche e senza decenza. La verità è che sarebbe necessario che qualcuno o qualcosa canalizzasse queste nuove forze che vogliono un’Italia pulita, e questo non messo in pratica da mezze cartucce e mezzi comici in odor di santità, ma da gente che ha voglia di fare, di essere, e perché no, di lottare. Senza pietre, senza slogan di rivolta, ma con i fatti. All’indignazione, alla lotta, deve susseguirsi una rinascita. Ed è quello a cui tutti aspiriamo. Per tutti intendo quelli che non hanno paura di sottrarsi da una logica del “sono amico di” e della raccomandazione in genere, del “piacerino”, del “tanto è così che va”.

C’è un’Italia nuova e allo stesso tempo antica in queste manifestazioni, c’è un’Italia che non vuole essere lo zimbello di un’Europa a due velocità. C’è un’Italia. Ed è questo l’importante, come lo è difenderla. E spetta a tutti noi farlo, con la politica, con le parole, anche con le grida se è necessario contro gli incappucciati a libro paga della propria imbecillità. Il tutto nel pieno rispetto di noi stessi, di chi manifesta, di chi fa parte delle forze dell’ordine, di chi lavora sotto minaccia, di chi sogna un mondo diverso e in cui si possa dire: da oggi in poi “non va più così”.

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Recensione “Niente di importante” di Marco Masini

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Il tempo ha le sue parentesi che come nuvole in un cielo azzurro si muovono e cambiano. Così il nuovo disco “Niente di importante” di Marco Masini rivela una nuova maturità e una nuova mentalità che non dimentica le sue origini. Lo si può capire sin dal primo pezzo “Non ti amo più” che racconta della voglia di non urlare un sentimento che ormai si è trasformato in qualcosa di diverso. “Fino all’ultimo minuto” riprende invece le sonorità e le melodie delle produzioni più recenti, mentre “Il buffone del momento” ricalca una musicalità più moderna e attuale pur mantenendo l’intensità delle canzoni più profonde e spicca in questo album. “Colpevole” è una ballata diretta e orecchiabile, così come lo è “Principe azzurro” che svela il Masini che ha sussurrato “Cuccioli” e “L’uomo volante” in tempi non troppo lontani. “Niente di importante” è la canzone che regala il titolo all’album e contiene il messaggio trainante del disco e di cui ho parlato all’inizio di questo testo, quello che era rabbia, “malinconoia” è diventato una nuova vita, ricca di colori senza dimenticare il graffio della voce e dei testi tipico del cantante toscano. “L’amore si ricorda di te” parla di un sentimento comune, soprattutto in questi giorni che a volte si dimostrano grigi e in cui si deve lottare, e spesso, forse troppo spesso, ci si dimentica di quelli che sono i valori più importanti. “L’eterno in un momento” è una poesia raccontata nella fragilità di una sera in cui si vuole rivelare qualcosa di se stessi: l’anima. “Resta ad un passo” è una canzone indubbiamente bella e che in se rivela le caratteristiche più importanti che Marco Masini riesce a comunicare, c’è una realtà conosciuta e allo stesso sconosciuta in questi versi che sembrano a tratti liberarsi in un volo leggero. “Marco come me” chiude il disco con parole introspettive che puntano i riflettori non più sul cantante, autore spesso criticato, a volte odiato, ma da moltissime persone amato, ma sull’uomo che si nasconde dietro quella maschera che ogni sera viene svelata sul palco e tra i versi delle canzoni. Come ogni finale che si rispetti c’è una macchina che va via nella notte, verso altre storie, altre canzoni, altre  emozioni che Masini mai ha smesso di dare, sin dai momenti migliori e superando quelli più oscuri per poi tornare brillante e con i sogni pieni di cosa da raccontare. Ci si aspetta sempre molto da uno come lui e questo è un bel lavoro senza alcun dubbio. E’ lecito a volte ripensare allo stile più forte di una volta, ma forse è giusto così, il tempo ha le sue parentesi e queste sono aperte su un cielo sempre azzurro ma senza più nuvole.

Recensione libro “Ancora io – Left Neglect” di Lisa Genova

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Lisa Genova ha una particolarità: sa toccare le corde scoperte dei suoi lettori. Ho avuto questa sensazione già leggendo “Perdersi” ma con questo nuovo libro “Ancora io – Left Neglect” ne ho la certezza.

La storia di Sarah Nickerson, brillante donna in carriera, vice dirigente del personale di una grande azienda di consulenze, che diventa vittima di una patologia chiamata Left Neglect a seguito di un incidente stradale e che non permette al suo cervello di riconoscere tutta la parte sinistra del suo corpo è emozionante. Lisa Genova racconta la vita della protagonista, del rapporto con sua madre e i suoi figli, dei cambiamenti, della terapia e soprattutto della trasformazione che le permette di ritrovare la sua vera vita e il suo vero istinto, nascosto dietro una vita di impegni e di lavoro.

“Ancora io” è un bel romanzo, commovente, ricco di vita. Una storia che permette di guardarsi dentro e di emozionarsi. Una tecnica avvolgente e che sa tenere compagnia e allo stesso tempo di far riflettere, mettendo a nudo aspetti della vita che spesso tralasciamo. Spesso le cose sono davanti a noi, solo che semplicemente non le vediamo. Questo è ciò che questa autrice riesce a comunicare grazie alle sue parole che legano bene la conoscenza delle patologie di cui racconta a una brillantezza che esplode in una scrittura che cattura.

Dopo “Perdersi” “Ancora io” aggiunge un altro tassello alla bravura di Lisa Genova che spero di leggere ancora con un nuovo romanzo. Una bella storia, un’ottima lettura.

Recensione concerto di Zibba @ Fiumana – Parco Michelotti (Torino)

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Ci sono cantautori e cantautori. Zibba sa inventare una realtà capace di unire la tradizione della musica leggera italiana con la novità, regalando sempre emozioni pulite, vere e appassionate. Quando i versi sono la miscela esplosiva che si avventura nella ricerca di un amore che si cela dietro il chieder niente in cambio, nella ribellione di una gioventù moderna che non riesce a trovare una propria identità, fino all’ironia del rapporto che unisce carnalmente un uomo a una donna, c’è l’essenza della poesia di questo artista e dei suoi musicisti. Questo idillio di note colorate di vita lo si può ascoltare nei pezzi che dal vivo rendono la propria anima agli ascoltatori senza condizioni. Lo spettacolo inizia con “Nella notte che verrà”, tratto dall’album “Senza smettere di far rumore” e prosegue con molte canzoni tratte invece dell’ultimo album “Una cura per il freddo”, come “Bonvojage”,  “Una parola illumina”, la travolgente “Ammami” e la dolcissima e intensa “Ordine e gioia”. Zibba sa scrivere testi con la penna intinta in inchiostro di nubi colme di pioggia e stelle appena nate. Le emozioni nel suo concerto si susseguono senza tregua come con la struggente interpretazione di “Anche se oggi piove” e nella ritmica di “Tutto è casa mia”. Quando le note sembrano accompagnare al termine di questo piccolo teatro della poesia si sentono brividi nell’aria con “Nelle sere di inverno”, “L’odore dei treni”, poi voglia di gridare e ballare con “Mahllamore” e “Margherita”, energica e vitale come sempre. Ma c’è una canzone che è sempre capace di portar fuori una lacrima impressa nei ricordi e nascosta tra i tasti bianchi e neri del pianoforte ed è “In una notte con solo due stelle”, forse la canzone che ogni cantautore vorrebbe scrivere. Ma come dicevo, ci sono cantautori e cantautori e Zibba in questo ha una marcia in più e sono proprio le sue note a descriverlo. Un concerto forse breve, ma ricco di sensazioni che è impossibile dimenticare. Bravissimo come sempre.

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Recensione “Tora Tora Tora” dei Rock’n Roll Kamikazes

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Quello dei Rock’n Roll Kamikazes è rock viscerale, con forti radici nella musicalità americana e italiana degli anni ’70. Il ritmo travolgente che questo gruppo ci fa ascoltare toglie quasi il respiro, nel rincorrersi del suono delle chitarre elettriche e del basso, che, come un fiume in piena, ci fa viaggiare lungo strade assolate dei giorni nostri. I musicisti dimostrano talento e passione nel mostrare, come fossero dipinti, questi pezzi ricchi di sensazioni. Questi ragazzi sanno come riproporre la musica rock degli anni 70’ con le sue emozioni. Lo fanno in chiave più moderna e aggiornata ai suoni di oggi, senza tralasciare né nascondere l’ambizione di riprendere e continuare quelle tradizioni e intravedo la forza e la determinazione per farlo. Canzoni come “Black Cat”, “Roll Roll Roll” e “Lost in Austin” rappresentano molto bene la tradizione Rock’n Roll con un ritmo feroce che le chitarre elettriche, basso e un’infiammata batteria sanno rappresentare. Altri pezzi come “Fridgelinght becomes you” e “Sister moon” rivelano inoltre un carattere che si presta al blues fino a giungere al jazz. Certamente siamo di fronte a un bel disco, classico e tradizionale nella sua esecuzione ma che porta con sé le influenze di sonorità moderne miscelandole con altre mai dimenticate. Il rock è sanguigno e passionale, duro a volte, ma pur sempre vivo e vero e in questo i “Rock’n Roll Kamikazes” non fanno difetto. Si sente scorrere il sangue e le emozioni che ben si esprimono con queste canzoni ottimamente suonate e interpretate. Bel lavoro.

Come il fumo nero

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Questo fumo nero

Mi fa chiudere gli occhi

Sospirare anche se è vero

Che ci perde lentamente

Tra le stelle leggere

Su un manto di nubi strane

Che non ti fa vedere

Dietro alle parole oscure

Ma non c’è vento

Che possa farmi ancora male

Nessun inganno

Che possa rendere normale

L’ultimo passo

di una notte senza infamia

ne è di tempo il lasso

che cura il profumo dell’aria

tra le note di una vita intera

nelle sfumature della sera

quando tutto si fa fumo

nero come il colore degli occhi

che scivolano lentamente

nel torpido ingiallire delle foglie

e poi marciscono da sole

al suono amaro delle stelle