Esiste ancora la memoria?

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

Il giorno della memoria non può essere soltanto un momento in cui ricordare le vittime di uno dei più feroci stermini di massa. In un momento storico in cui il tema razziale è tornato in auge in un modo preoccupante, in cui le campagne antisemite dei nazisti da stadio vengono punite con misere multe, in cui leader politici trattano persone come numeri sacrificabili, in cui la dialettica dei benpensanti di destra nobilita il fascismo, forse occorre analizzare dall’inizio il fenomeno. La seconda guerra mondiale si è sviluppata a seguito di un lungo periodo di recessione economica, una fase oscurantista in cui si è cercato una finta sicurezza dietro ai muri costruiti da prodotti politici nati, a loro modo, nella piena democrazia. Quello che è accaduto dopo è raccontato, a loro modo, dai libri di storia. Le vittime di questa folle idea di pensiero sono stati sin dal primo momento i più deboli, chi la pensava diversamente, i diversi dai modelli stereotipati dai regimi, sia per ragioni culturali, sia sessuali, sia economici. La razza rappresentava solo uno di questi punti “di selezione”. Quello che è importante ricordare è che l’origine del male è stata la lista dei “buoni” e quella dei “cattivi”, nel principio di scelta di un uomo nei confronti di un altro uomo. Questo non è un ideale di sinistra o di destra, ma é qualcosa di diverso. Di più importante. Le deviazioni di pensiero sfociate nei regimi non hanno infatti riguardato una sola corrente di pensiero, non solo quindi Germania, Italia, Spagna, ma diverse, anche quelle che nei tempi successivi hanno riscritto la storia sui libri di testo. Violenze continue, campi di sterminio, tortura, alterazione del pensiero, a nemmeno troppi chilometri da noi. Tranquilli, non ci sto girando intorno. Parlo degli eventi accaduti in Jugoslavia, piuttosto che in Russia e negli Stati Uniti (seppur in campi dislocati in altre aree del mondo). Quello che voglio dire è che la storia va analizzata nella sua complessità, per trarne davvero momento in cui rafforzare la memoria collettiva, senza più strumentalizzazioni che finiscono solo per far male. La violenza, il controllo del pensiero, la discriminazione devono diventare punti comuni da cui partire sempre per costruire la democrazia e la libertà. Questo vale per le componenti che affondano le proprie radici nel comunismo, così come per quelle che richiamano il concetto di “sociale”. E chiudo, ricordando che la paura del diverso è sempre stata fomentata apparentemente per difendere i diritti “sociali”, ma nella storia questo, alla fine, non è mai accaduto. Semmai si è creata povertà, altra discriminazione, paura. E guerra. Solo guerra.

#LaMacchinadelSilenzio

 

La distorsione

Pubblicato il Pubblicato in Articoli, Attualità, Pensieri

C’è una forma di teatralità anche nella reiterazione degli errori, una distorsione degli eventi. Come se in questi tempi di pensieri così veloci da diventare inafferrabili, ci fosse una lente invisibile, incapace di mettere a ferro e fuoco le vere ragioni di una tale fragilità culturale. Questa é un’epoca di eccessi, di paure esorcizzate da paure ancora più grandi, in cui non sembra esserci più nulla da difendere, se non un confine che esiste solo e soltanto nella nostra mente. Ci han cresciuti dicendo che siamo tutti uguali, ma che é meglio avere paura di chi é diverso. E sembrano così labili i castelli creati per rinnegarlo. Sui nostri libri di storia il male é stato colorato con sfumature tenui, così dal renderlo meno spaventoso. Così non riusciamo ad ammetterlo che l’estremizzazione della cultura del diverso sia davvero spaventosa, perché impone nuovi paletti e non consente di capire fino in fondo che la differenza può diventare un valore aggiunto. E questo, una cinquantina di anni fa, lo sapevano i tedeschi e gli italiani, così hanno sfruttato le abilità e le capacità di un popolo, fino a quando hanno deciso che non serviva più, che doveva essere annientato per una ragione più grande. Per una cultura superiore. C’è una forma di teatralità nella reiterazione degli errori. La distorsione degli eventi fa sentire tutti così, culturalmente superiori.