Foglie

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Cadono le foglie.
Così come le banalità.
Le follie abbandonate un attimo prima.
Cadono le stelle.
Le note che scivolano,
In un silenzio macchiato.
Ed è già autunno.
I colori accesi migrano,
ben oltre il mare
E noi restiamo qui,
a cercare le parole giuste.
Per darci un senso,
in uno specchio.
Che mi dipinge,
senza che io lo voglia.
E vorrei sentirmi più saggio,
non solo più vecchio.
Cadono le foglie,
come il sapore forte,
di un caffè troppo amaro.

Labirinto – Ep13

Pubblicato il Pubblicato in #Labirinto, L'equazione - Il thriller, La Macchina del Silenzio, Senza categoria

Nelle puntate precedenti:

Labirinto – #Ep1 – #Ep12

LUCCA

In un locale del centro della cittadina toscana, un uomo vestito con una semplice camicia arrotolata sugli avanbracci e dei pantaloni bianchi di cotone porse un biglietto da visita al suo interlocutore.
Sul biglietto faceva mostra di se il logo e il nome dell’azienda per cui lavorava: la Dhk.

A poche decine di metri una donna era arrivata davanti al Duomo per osservare da vicino il disegno del labirinto posto sulla facciata laterale.

La donna si chiama Giada, un tempo lavorava come guida turistica. A seguito della grave crisi economica che aveva colpito il mondo intero aveva dovuto cercare un altro mestiere e qualche mese prima era stata assunta da un’azienda di logistica.
Non ricordava il motivo per il quale provasse la curiosità nei confronti di quell’incisione. Sentiva dentro di lei qualcosa che la spingeva a guardarlo, osservarlo. A toccarlo. Un desiderio ancestrale che proveniva da qualche parte del suo cervello, ma che non riusciva a spiegarsi. Aveva letto in un articolo che esistevano incisioni simili a quella in diverse chiese, molti di quei disegni erano stati creati con mosaici, molti erano andati distrutti nel tempo. Aveva letto che si trattava di una raffigurazione simbolica a cui facevano ricorso i pellegrini che per diversi motivi non potevano raggiungere Gerusalemme per recarsi al Santo Sepolcro. Per qualche assurdo motivo questa storia la attraeva, sentiva come se in una sua vita precedente quell’informazione avesse potuto cambiare qualcosa dentro di lei. Come se si trattasse a sua volta di una linea da seguire. Ma l’unica cosa che aveva in agenda era di riprendere il suo turno di lavoro alla guida di un furgone.

A poche decine di metri da lei l’uomo che aveva ricevuto il biglietto da visita si era congedato dal suo interlocutore, che poche prime lo aveva cercato per proporgli qualcosa di importante e urgente. E in effetti lo era. Raggiunse l’uscita della piazza dell’Anfiteatro e si avviò in direzione del Duomo. In quel momento incrociò lo sguardo di un giovane donna. A colpirlo erano stati forse i suoi capelli rossi, oppure il colore verde dei suoi occhi. Oppure era stato qualcos’altro.

Sede monitoraggio e controllo

Sul monitor degli uffici di controllo del sistema di monitaggio e controllo erano comparse delle anomalie. Non succedeva più da diverso tempo. I responsabili stavano mettendo in campo tutte le risorse disponibili per capire cosa stesse generando quel problema.

I tecnici avevano ipotizzato l’idea che ci fosse una falla nel sistema e che qualcuno o qualcosa la stesse sfruttando per veicolare informazioni. In quel momento l’anomalia proveniva da una cittadina italiana di nome Lucca.

L’anomalia riguardava il comportamento anomalo di due soggetti che sembravano aver infranto per un attimo la rete di influenza del sistema. Sul momento pensarono a un potenziamento del segnale, ma dalle verifiche che in quel punto la potenza del segnale era già al massimo.

I tecnici scandagliarono i video delle telecamere di sicurezza e analizzarono il periodo antecedente rispetto all’anomalia e che riguardava i due soggetti. Notarono che l’uomo aveva avuto un incontro con un’altra persona che però il sistema non era in grado di identificare. La ragazza invece non sembrava essere di particolare interesse, salvo l’interesse che aveva provato osservando una delle incisione presenti sulla facciata del Duomo di Lucca. Il Labirinto. L’ordine fu perentorio. Inserire entrambi i soggetti nella lista numero uno. Quella degli individui che andavano studiati, per poi essere soppressi.

Venti anni dopo, #conoscereilterritorio

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Ultimamente, parlo spesso del progetto #conoscereilterritorio, ma vorrei raccontarvi di quando è davvero nato nella mia testa. Ai tempi stavo svolgendo il Servizio Civile, che allora era più vista come attività da “obiettore di coscienza”, all’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica. Proprio in quel periodo iniziai a scoprire l’esistenza del Gis, un sistema che univa le potenzialità del Cad a quelle della georeferenziazione del dato. In quel periodo stavo lavorando alla tesi, una caratterizzazione idrologica dell’Alta Valle Po. Proprio in quel periodo ho iniziato a utilizzare il Gis e il risultato fu che riuscii, grazie alla collaborazione dell’Irpi, ad allegare una planimetria Gis alla tesi e ad aggiungere i dati dei sopralluoghi che avevo fatto in valle. Dopo quell’esperienza è passato molto tempo prima che potessi avere ancora modo di utilizzarlo per lavoro, ma nel frattempo mi sono esercitato a casa, costrendo piccoli progetti che rimanevano nel cassetto.
Ma pian piano l’idea di unire il monitoraggio delle precipitazioni all’effetto al suolo iniziava a farsi strada, così come l’idea di poter comunicare in tempo reale su un sito la situazione. Nemmeno riesco a crederci che siano passati quasi venti anni.

Ma Feltri é un giornalista?

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Le dichiarazioni di Feltri sono imbarazzanti, per molto meno si dovrebbe essere radiati dall’albo dei giornalisti. Libertà di opinione? Giornalismo “Libero”? No, ragazzi, questa é ignoranza bella e buona. Fa discutere e muove “traffico”? Certamente. Perché come fai a stare zitto quando un personaggio che crede di esser Crozza che lo imita si lancia in pensieri così bassi? È questione di destra o sinistra? Nemmeno. È da molto tempo che questi personaggi sono stati sdoganati, un po’ politici, un po’ giornalisti, un po’ tuttologi. Molto, ma molto beceri. È colpa della sinistra “radical chic” che ha sdoganato una risposta di macchiette da commedia dell’assurdo? È possibile. A un Oliviero Toscani risponderei pure peggio di un Feltri. Quello che sto notando nella scena politica soprattutto locale é la nascita di personaggi politici giovani, tendenzialmente di destra, che sembrano la caricatura dei Salvini e Meloni. Sbraitano di popoli affamati, si improvvisano risolutori con azioni simboliche a dir poco patetiche. Critica alla destra? No. Certe porcate le abbiamo viste fare anche a sinistra. Personalmente credo si sia perso il rispetto dei ruoli del giornalista, del politico per dare sempre più peso a personaggi di dubbia cultura, ma che sanno polarizzazione la scena e quindi creare consenso e dissenso allo stesso tempo. Un tempo essere definiti “meridionali inferiori” sarebbe stato considerato un insulto. Oggi viene ridimensionato tutto, le parole hanno perso un senso, così anche questo porterà a un aumento dei consensi chi produce questo fenomeno, cavalcando, appunto ogni forma di dissenso. Questo è forse il controsenso del mondo in cui viviamo, una gabbia di parole insensate, che però ormai ci sta togliendo ogni libertà di pensiero. Con buona pace di chi pensa possa farlo una stupida app.

Una nuova lingua

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Avevo delle ferie da fare prima di iniziare il nuovo lavoro, quindi questa settimana l’ho trascorsa interamente prendendomi cura di Beatrice. Ed è strano pensare che in un anno io lo abbia fatto, per lo meno un tempo continuato, così poco. Siamo sempre presi dal lavoro, dalle preoccupazioni, che spesso ci dimentichiamo quanto possa essere rigenerante il sorriso di tua figlia, quando riesci a darle la pappa dopo che hai bruciato tre volte la minestra, messo bene il pannolino dopo averlo installato al contrario dodici volte. E dopo averla raggiunta in fondo al corridoio dopo che è scappata gattonando dal suo tappeto. La verità è che si crea un rapporto di simbiosi, di fiducia, un filo invisibile che lega indissolubilmente. Si inizia a capire quando ha fame, sonno, quando vuole andare a prendere aria fuori, è un po’ come imparare una lingua nuova. Ci sono lavori che vediamo sempre come importanti, determinanti, sottovalutando che questo mestiere una mamma lo fa sin dal primo giorno di vita del bambino, spesso trascurando se stessa, i suoi interessi e sovrapponendolo al lavoro in ufficio, in aula o in fabbrica. Forse è questa la cosa più importante, a cambiare pannolini e fare le palle si impara, scegliere di parlare e ascoltare questa nuova lingua, invece, è qualcosa che va oltre ogni possibile spiegazione. È la natura che fa tutto da sé. Ed è qualcosa di sconvolgente.

La prima malinconia

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Al mattino mi capita spesso di incrociare giovani studenti, delle superiori o dell’università, che vanno a lezione e di sentirli parlare. Alcuni di essi hanno gli occhi pieni di speranza, di sogni, di voglia di lasciare un segno in questo mondo. Sono i momenti in cui provo una certa malinconia, devo ammetterlo. E non per l’età, non mi vergogno dei capelli o della barba bianca, ma per quello sguardo che mi accorgo di non avere più. Credo che prima o poi capiti a tutti quelli che diventano grandi, di aver visto infranti i propri sogni, magari da personaggi gretti e mediocri. È una storia di cui ho sempre conosciuto il finale, ma questo non basta a soffocare l’amarezza. Ma è la vita, ed è così. Allo stesso tempo spero sempre che questi ragazzi quello sguardo possano non perderlo mai. Che davvero possano riuscire a cambiare qualcosa, a riuscire a realizzare quello in cui credono. Si parla sempre male di loro, troppo, forse. Siamo state teste di cazzo anche noi, un tempo. Idealisti e presuntuosi. Spero davvero che qualcuno di loro possa riuscire a farcela, sinceramente. Le nostre università sono piene di ragazzi di valore, persone a cui dare fiducia. Dovremmo imparare a valorizzarli. E non a sprecarli.

Fotogrammi

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Negli occhi,
ti racconti.
È la tua storia,
e non basta.
Restano i silenzi.
Gli spazi,
lasciati liberi dal vento.
I sogni,
colorati, o in bianco e nero.
La realtà è un film.
Di fotogrammi,
che svaniscono.

Photo by Unsplash
Text by Daniele Mosca

“Un caso speciale per la ghostwriter” è il nuovo romanzo di Alice Basso

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“Un caso speciale per la ghostwriter” di Alice Basso è l’ultimo capitolo della saga che ha come protagonista Vani Sarca, la ghostwriter delle Edizioni L’Erica. La storia inizia proprio con un allontanamento volontario di Enrico, il capo delle Edizioni L’Erica, licenziato dalla casa editrice per aver rinunciato a un sicuro successo internazionale. Enrico è un personaggio dispotico e problematico che da tempo tratta male tutti, Vani compresa. Ma la stranezza é che l’uomo ha rinunciato a quell’affare per fare un favore proprio a Vani. E nessuno dei due è pronto ad accettarlo. Enrico, però, non si trova. Parte così una vera e propria caccia al tesoro alla ricerca dell’editore. Un viaggio nell’espiazione del senso di colpa, nel passato di Enrico, ma anche in quello della protagonista. La storia riguarda soprattutto l’intreccio del futuro dei personaggi che hanno animato le vicende che giravano attorno a Vani, quindi di Morgana, Lara, il suo ex fidanzato, nonché scrittore di successo Riccardo Randi, e ovviamente del Commissario Berganza, il suo compagno. Il cerchio si chiude e come ci si attende da un finale i nodi verranno al pettine e non mancheranno momenti emozionanti e di sana commozione. Nel complesso il romanzo è più cupo dei precedenti, forse complice l’imminente fine della storia. Alice Basso scrive divinamente, questo è un dato di fatto. Anche in questo romanzo Alice rende omaggio a Torino, alle sue atmosfere e particolarità. Con un po’ di malinconia salutiamo Vani Sarca e attendiamo i prossimi progetti dell’autrice che tanto abbiamo apprezzato con questa serie.