I sogni passano
I sogni passano, come le maree, le comete, gli occhi intrecciati sulla parola ancora, le notti a doppia mandata. E tornano, fradici di illusioni. Stanchi.
I sogni passano, come le maree, le comete, gli occhi intrecciati sulla parola ancora, le notti a doppia mandata. E tornano, fradici di illusioni. Stanchi.
Quante note, che non diventano musica.
Con buona pace di chi scrive un romanzo ogni tre mesi, io credo che costruire un romanzo vero sia un lavoro che costa fatica. No, non per la scrittura, ma per tutto quello c’è dietro. Per le scelte che a volte é necessario fare quando si crede fermamente in una storia. Perché per ammettere di doverla migliorare ci vuole umiltà. E non sempre é così facile trovarla in se stessi. Perché credo che in primis il lettore meriti il meglio che uno scrittore possa dare. Per fare tutto questo non é sufficiente lo scrittore. Serve una squadra.
A buon intenditor, poche parole.
A te, che credi di conoscermi. Per le parole, o i resti di sogni lasciati su un qualche vagone di un treno. Per tutte le volte che mi hai sorpreso a fissare la luna. Avrai pensato che le stessi parlando. Per le note dimenticate, per la voce lasciata un passo dietro le quinte. Per la passione urlata al tavolo di una birreria, ubriaco di disincanto. Per il rimpianto. A te, che credi conoscermi, sappilo. Che io, a quella luna disarmata, parlavo davvero.