Quando

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Piove a dirotto, ma con il sole. Poi compare la luna, ma anche l’arcobaleno. Fa freddo, ma anche caldo. Insomma, non si capisce niente. Proprio come dentro di me. Quando mi guardi.

C’è chi la chiama legge di attrazione

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E’ successo tanto tempo fa. Tutto è iniziato da un blog. Poche interazioni con altri utenti e tante cose da dire. La voglia di scrivere a volte è anche solo questo. Voglia di scrivere. Poi arrivarono i commenti, gli scambi di opinioni. Anche accese discussioni. I temi erano tanti, dall’amore alla politica, dalla scienza e poesia. C’era voglia di confrontarsi e anche di scontrarsi. Poi sono arrivati i social network e qualcosa si è rotto per sempre. Tutto è diventato vetrina, esibizione. Le parole sono diventate lame. Gli sguardi sono diventati insulti. Tutto è diventato come se si vivesse in televisione, anche se in realtà non ci si va. Si rimane seduti davanti a un monitor. Come se un social network possa cambiare tutto, ed è vero, cambia tutto. Ma non riesco più a vederne un senso. Una valanga di parole, commenti, opinioni, articoli, contro articoli. Come se questo fosse il futuro, ed è il futuro. Ma mi sembra di aver perso parte di me, che quello che scrivo finisca per non interessare nemmeno a me. Mi annoio. Mi annoiano le mie frasi, mi annoiano i miei discorsi, le mie paure, le mie solite paure. Sembra di correre dentro la ruota del criceto. E spesso corriamo nella ruota del criceto. Vorrei poter provare ancora l’emozione di scrivere, non per una vetrina, ma per una persona. Vera. E poter dire che tutto questo è assurdo, questa scatola, questo tempo. Tutto non ha più senso. Se questo è il futuro forse scrivere non serve. E’ meglio lasciare il compito a uno slogan che spieghi a noi stessi chi siamo. C’è la chiama legge di attrazione, io lo chiamo silenzio.