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Recensione romanzo “Non volare via” e intervista all’autrice Sara Rattaro

“Non volare via” è un romanzo sofferto, ricco di momenti emozionati e spunti che fanno riflettere. E’ una storia amara, che ha un retrogusto di vita, di speranza. E’ un viaggio negli istanti più importanti dei protagonisti, interlacciati, fusi gli uni con gli altri. Eppure uniti. E’ la storia di un bambino, Matteo, un bambino affetto da sordità sin dalla nascita, e della sua famiglia, che deve imparare a vivere e a insegnare a vivere nonostante questo problema. La scrittrice Sara Rattaro racconta le crisi, i sogni infranti, e le paure dei genitori, nel loro evolversi e crescere. Descrive un intreccio di sensazioni, amori, tradimenti, delusioni e rabbia. Sullo sfondo c’è la speranza, e un amore incondizionato che sopravvive nonostante tutto. I personaggi  che Sara disegna sembrano vivi e hanno le contraddizioni tipiche di ognuno di noi. Ci si affeziona e non si riesce a smettere di leggere fino a quando non si scopre il finale. “Non volare via” è un bel romanzo, intenso e profondo, emozionante e attuale ed entra nel vivo del rapporto tra genitori e figli, alla reazione di fronte a una delle problematiche che mettono a dura prova i nervi e le emozioni. E’ un viaggio difficile, che lascia ferite, ma che, a modo suo, riesce a far sognare. Un parallelismo delle regole degli scacchi, applicati alla vita. La tensione e la velocità della narrazione lo rendono anche decisamente gradevole nella lettura, ben scritto, sia nella tecnica narrativa, che nello stile.

Che origini ha la storia che racconti nel romanzo “Non volare via”?

Ho iniziato a scriverla mossa dal grande desiderio di raccontare una storia al maschile. In un secondo tempo è arrivato Matteo e il suo mondo silenzioso. Le due cose insieme sono state esplosive.

Come hai costruito i personaggi, così vivi e intensi?

Sono loro che hanno trovato me. Nella mia testa c’era un storia che vibrava e i personaggi erano limpidi e reali. Il segreto è quello di non creare degli eroi ma persone comuni che sanno diventare speciali come chiunque altro.

Qual è l’equilibrio più giusto tra tecnica narrativa e passione per la storia che si sta raccontando?

Credo che un equilibrio ci debba essere ma io non l’ho ancora trovato, per ora è quasi tutta passione!

Hai fatto molte ricerche per riuscire a descrivere così bene la patologia che descrivi nel libro?

Si molte. Era giusto e rispettoso nei confronti di chi poteva immedesimarsi nei protagonisti non solo per i miei lettori.

La tua storia mi ha fatto venire in mente i romanzi di Lisa Genova, scrittrice americana che ha analizzato problematiche come Alzhaimer e Left Neglect, anche lei ha utilizzato una bella storia per raccontare delle patologie vere, facendo capire quasi dall’interno cosa si prova. Ritieni che questo tipo di racconti possano essere utili ai lettori anche a conoscere realtà di cui hanno solo sentito parlare?

Adoro Lisa! Credo di si, spesso il romanzo può essere l’occasione di parlare di problemi “sconosciuti”.

Come è nata l’idea di applicare le regole degli scacchi alla tua storia, e alla vita in genere?

Avevo bisogno di raccontare la straordinarietà di Matteo in modo concreto e non solo a parole. Così sono arrivati gli scacchi e tutte le regole che assomigliano tanto a quelle della vita comune.

Sandra e Camilla, sembrano due lati della stessa medaglia, sono poi così diverse?

In ogni donna c’è un pò di Camilla e un pò di Sandra. È la vita che ti porta a scegliere chi essere ma non esiste nulla di più poliedrico dell’animo femminile.

Uno dei temi fondamentali del romanzo è l’educazione dei figli, in che modo gli amori “sbagliati” dei genitori possono condizionare gli aspetti psicologici dei figli, quindi dei genitori di domani?

Credo che la cosa più importante per un figlio sia avere dei genitori sereni e non sempre salvare una famiglia per forza significa trovare serenità. Certo è doveroso provarci!

La diversità è uno dei problemi che affliggono le nuove generazioni, e forse così è sempre stato. C’è una maggior consapevolezza di questo aspetto tra i giovani? In che modo la letteratura può aiutare?

Abbiamo molto da fare. La diversità è sempre negli occhi di chi guarda. La scuola, la famiglia e le comunità hanno una grande responsabilità e molto lavoro da fare. La letteratura è di grande aiuto.

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