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Recensione album “Tutta scena” di Jok e Rueka

L’album “Tutta Scena” di Jok e Rueka ha radici nell’hip hop italiano più classico e molte influenze dalla musica leggera italiana. I brani sono cantati con passione e i beat sono perfetti per quello che sembra un progetto di “ripristino” di quel rap che molti italiani hanno imparato ad amare. In questo disco non si nascondono le fragilità della vita, proprio come nel primo brano “Tanta nostalgia”, in cui il peso della penna diventa l’alibi per parlare della sofferenze dei giorni più voti. Della guerra contro il grigio dei momenti più difficile, in cui tutto sembra cadere. La forza della rabbia e una chiara citazione degli articolo 31 rendono il pezzo accattivante. “Non ti sento” è sentire il senso più profondo delle cose. La voglia di scappare. Evadere. Imprimere la propria storia. La solitudine che diventa rabbia. Il negativo della foto. In “Dentro ogni storia” c’è il senso dei momenti. Della vita. Dei versi più oscuri. Il brano “Le nostre donne” ricorda per molti versi il sound dei Gemelli DiVersi. Un brano intenso che regala il giusto peso a una figura fondamentale della vita: la mamma. “Il più meglio” è un gioco fatto di sarcasmo, ironia, giochi di parole e citazioni a raffica. Il brano “Rimo perché” è un’onda che si muove tra ironia e realtà. Tra passione e verità. Nel pezzo “Toc Toc” si percepisce amarezza che si perde nel buio. Il senso più profondo tra le cose più semplici. La svolta. L’attimo che può cambiare tutto. Una durezza nata per difendersi. “La notte di san Lorenzo” è l’amaro racconto di un attimo. Quello che cambia tutto. Un desiderio che nulla possa finire davvero. La sofferenza  che diventa ritorno. Un’emozione fitta al cuore. La vita. Ancora. “Non mi viene fa il punto sulla situazione artistica hip hop. Sulle verità di comodo. La civiltà dell’immagine. “Mai più noi” racconta i sentimenti e l’amarezza dell’addio. “La mia vita” parla della vita nel quartiere, delle scelte che poi vere scelte non sono. Le prime immagini che portano dall’adolescenza ai primi palchi, senza dimenticare mai chi si è davvero. “Cenere” ha un beat nato dalla traccia “Volersi male” di Marco Masini e porta in scena i graffi della vita. La rabbia. Quello che resta. “Embè” racconta i valori che svaniscono cercando del successo. Lo schifo che diventa normalità. “Selfmade” è un viaggio passo dopo passo, alla ricerca di una strada lontano dagli sguardi di chi vede gli insuccessi altri come i propri traguardi. In “Nulla di buono” ci sono sogni. Anima. Capire il valore del denaro. E chi sei davvero. “Tutta scena” è un album con forti radici nell’hip hop italiano, pieno di energia e di canzoni forti e orecchiabili. Consigliato.

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