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Recensione “Il giardino delle rose” di Chiara Ragnini e intervista all’artista

La musica che Chiara Ragnini ci propone è fresca, orecchiabile ed emozionante. Le premesse per un disco interessante ci sono tutte e ascoltando le canzoni dell’album “Il giardino delle rose” se ne trova conferma. Sin dalla prima traccia si rimane attratti dalla musicalità che l’artista esprime, “Quello che ho” è infatti una ballata elegante e con ritmo intenso e passionale. “Gli scoiattoli del bosco” ci porta in una brillante favola in musica, esplorando un sentiero immerso in sentimenti che svaniscono con i colori del tramonto e nei suoi riflessi sul mare, mentre “Il giardino delle rose” regala chiavi di lettura nascoste nei versi che sembrano volare su una melodia accattivante. “Ogni mia poesia” è un dolce e soffuso soffio di vento rubato a una precoce primavera, mentre “Acqua da bere” incanta nel suo giro di chitarra e nell’avvolgente voce di Chiara. “Guardami” è come un sussurrato richiamo tra semplicità e abbandono a una passione tagliente,“Oltre le nuove” possiede un’inconsapevole coscienza che esprime serenità nel guardarsi dentro, oltre le luci di una nuova alba. “La neve non fa più rumore” è un pezzo soffice, che sembra viaggiare su un cuscino di note, così “Di terra e di mare” ci accompagna con la melodia sognante delle chitarre sulle quali si posano leggermente le parole di Chiara, che accarezza con la sua voce un ritornello orecchiabile  e sinuoso. Il disco si chiude con la ritmata “Aria”, che come un ballo in riva al mare ci fa sentire a una festa in spiaggia, tra parole che si rincorrono in questo passeggiare tra i ricordi, la dolce malinconia e le parole sussurrate a una poesia distratta. Ci si perde in una favola sincera ascoltando queste canzoni, leggere come piume, piacevoli, nelle quali sembra di sentire il sapore dell’estate, di percepire i colori di ogni singola nota che si perde nei brividi della voce intensa e passionale di Chiara Ragnini. Sicuramente “Il giardino delle rose” è un album da ascoltare e dal quale lasciarsi trasportare in un viaggio di sensazioni che rimette in pace col mondo. Un bel disco.

Vi abbiamo presentato il disco “Il giardino delle rose”, ora Chiara ci racconterà di lei, rispondendo alle domande che le abbiamo posto:

1. Le tue canzoni sembrano delle favole in musica, sono avvolgenti e intense. Quanto ti senti rappresentata dalla tua immagine di artista? Ci sono cose che nascondi alle tue canzoni?

La mia immagine come artista coincide con la persona che sono quotidianamente: solare, positiva, con una enorme curiosità e voglia di conoscere il mondo. Le mie canzoni rispecchiano stati d’animo che spesso tendo a nascondere alle persone che mi sono vicine, perciò ti direi che è più il contrario: tendo a riversare in musica emozioni e parole che da sola farei fatica a tirare fuori. La musica è per me un mezzo potentissimo per emozionarmi ed emozionare.

2. La tua musica sprigiona sensazioni e si sente la fragranza delle emozioni che ti animano, come pensi che i prodotti costruiti dai reality possano ostacolare chi come te esprime la propria anima costruendosi un’identità col sudore, i sacrifici e soprattutto suonando in giro?

Purtroppo il mercato attuale italiano vive un periodo particolare: si preferisce investire su prodotti facili, preconfezionati, omologati. Investire su idee nuove è un rischio e probabilmente al momento non ce lo si può permettere, fatto salve per poche eccezioni. Spero tanto di poter trovare chi possa affezionarsi al mio progetto al punto da volerci mettere la stessa passione che ho io, anche in termini economici.

3. La musica sta cambiando per rigenerarsi in icone spesso fasulle e coperte di paillettes. Secondo te c’è ancora spazio per l’essenza, per la verità e per la purezza delle emozioni?

Io credo di si.
Credo che l’appiattimento culturale, generale e non solo nello specifico della musica, debba per forza finire, prima o poi, implodendo su se stesso.
Nel frattempo, se i grossi canali mediatici e di comunicazione non offrono spazi adeguati, bisogna prendersene altri con le unghie e con i denti. E questo è il mio caso.

4. Nelle tue canzoni parli molto di natura, che rapporto hai con lei? Dove componi le tue canzoni e cosa ti ispira maggiormente?

Adoro stare in mezzo al verde, il mare e la campagna sono le mie dimensioni ideali. Da tre anni a questa parte vivo immersa negli ulivi dell’entroterra ponentino ligure e questo è stato e continua ad essere molto stimolante per la scrittura e la composizione. Anche se, in realtà, molte delle idee migliori nascono in macchina, tornando dal lavoro oppure durante i miei spostamenti da e verso Genova, la mia città natale. Trovo molto stimolante anche comporre testi e musiche con altre persone: l’esempio più recente è stata Due Castelli sulla Sabbia, scritta a quattro mani con Michele Savino, cantautore, compositore e grande amico, genovese come me; ma cito con grande piacere anche l’esperienza di Radar Talent Interceptor, condivisa con gli amici musicisti Subbuglio!, band del savonese, Claudia Loddo, cantautrice romana, Monica Criniti, cantautrice meneghina, e molti altri. In quell’occasione abbiamo fatto del vero e proprio brainstorming ed è nata una gran bella canzone, che spero sentirete presto. Occasioni come quella sono davvero molto, molto stimolanti per la creatività.

5. In “Ogni mia poesia” racconti una parte di te intima e intensa, quanto ti racconta davvero questa canzone?

Ogni mia poesia è una canzone d’amore, autobiografica, intima. Mi racconta appieno, dando un’idea molto precisa di cosa significhi per me amare una persona.

6. Tra le tue canzoni compaiono parole come Terra, Acqua e Aria e il tuo modo di cantare esprime il fuoco. Raccontaci qual è il tuo quinto elemento, quello che ti rende così viva e vivace, così come traspari nelle tue canzoni.

Sicuramente la passione, sempre alla base di tutto: senza di essa non avrei avuto la forza e la determinazione di arrivare dove sono arrivata e dove arriverò, piano piano e con fatica e sudore.

7. Qual è il momento più emozionante della tua vita musicale e che senti di raccontarci?

Ce ne sono tantissimi, sicuramente l’aver suonato la chitarra di Luigi Tenco è fra questi. L’occasione è stata quella del Restauro in Festival, curato da Pepi Morgia, l’estate scorsa qui in Liguria. Più in generale, suonare dal vivo è sempre l’emozione più grande, percepire l’attenzione e la curiosità negli occhi delle persone, il calore degli applausi e i complimenti sinceri, che quando arrivano si sentono, forti e chiari.

8. Il mondo della musica non è perfetto, c’è ancora molta ipocrisia, soprattutto quando si calcano palchi importanti come quelli sui quali ti sei esibita?

Per quanto possa sembrare strano, in realtà c’è molta più ipocrisia e invidia nei contesti piccoli che sui palchi importanti. Purtroppo nelle scene locali manca spesso la voglia di collaborare e supportarsi a vicenda, senza rendersi conto che cercare di pestarsi i piedi gratuitamente non è altro che una guerra fra poveri. Bisognerebbe imparare a mettere il becco fuori dall’uscio di casa propria, allargare i propri orizzonti, soprattutto mentali, e avere voglia di confrontarsi e condividere. D’altronde, la musica è principalmente condivisione. No?

Grazie Chiara per la tua disponibilità. In bocca al lupo per il tuo lavoro!

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