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Recensione album “I-taliani” dei Sine Frontera

Il disco “I-taliani” dei Sine-Frontera raccoglie sonorità rock e folk e crea un’atmosfera ricca di energia. Il brano che regala il titolo all’intero album “I-taliani” trascina tra ironia e folklore con una musicalità tra ska e musica popolare. Tra storia e dissacrante un’analisi dell’attualità. E’ un pezzo dinamico e carico di contenuti. “Hombres” è una ballata che ricorda le radici della musica italiana impegnata che hanno fatto la storia, con un ritmo che unisce modernità alla classicità della musica popolare. Quella che sa far ballare e allo stesso tempo riflettere. Non è una cosa semplice, ma i Sine Frontera ci riescono molto bene. Il brano “No soy borracho” racconta un viaggio e una storia d’amore d’altri tempi. Guerre lontane e con quel desiderio di rivoluzione che nasce e vive nei sentimenti più semplici. Eppur quelli che spingono a combattere. La canzone “La ruota” è una metafora dove i luoghi più comuni si fondono con i più comuni pensieri. Le amarezze, i sogni, come una corsa in bici. In salita. Metro dopo metro, ma continuare a vivere. A sperare che tutto cambi, e proprio come una ruota, tornino i tempi migliori. “Il villano” possiede un testo sporco, ma vero. Un racconto che parla di un personaggio scomodo, forse inadatto al tempo di oggi, eppure così attuale. Un controsenso? Un po’ come lo è la realtà. “Jessi e il bandito” è un brano con una musicalità da vecchio west e personaggi che sembrano usciti dalla letteratura. E l’epica storia di un bandito. “Dietro il portone” è una ballata in dialetto mantovano che racconta una storia senza tempo, quella dei deportati di un campo di concentramento. Racconta la perdita dell’identità. Dietro il portone è la metafora della morte della memoria. La citazione in questa canzone è doverosa: “Se questo è un uomo”. Il brano “Camillo e Peppone” nasce dalla filmografia più classica, dove i sentimenti sono in bianco e nero, dove la lotta è passione. Politica e religione, interessi contrastanti, che uniscono due personaggi, due cuori, che continuano a battersi. “Io son di” è un pezzo rock con suoni distorti che raccontano un mondo da un punto di vista ben preciso: “io son io e voi non siete un cazzo”. Una dissacrante parodia della politica, che poi non si discosta affatto da quello che la realtà ha dimostrato. “Fiocco di neve” è una ballata che racconta il Natale e un’attesa di un fiocco di speranza. Di vita. “Peace and freadom” è un saluto. Parole senza tempo, che riassumono il pensiero di questo gruppo e lasciano un sapore di speranza, necessaria alla fine di un disco e di ogni racconto che si rispetti. Questo disco racconta la continuità di un genere musicale senza tempo, che dalle pianure mantovane raggiunge il mondo, e dalle stesse pianure raccoglie la storia di popolo. Di un paese. Per farne musica. La musica.

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