Ho scelto di raccontare il male contro se stesso perché credere che possa esistere anche un solo personaggio completamente positivo è un’utopia. Ogni essere umano è una somma di sfumature in tonalità di grigio, dal più chiaro al più scuro. Dove il bianco e nero non esistono. L’animo oscuro dei miei personaggi è spesso influenzato da quelle che sono le mie ombre, ogni scrittore, chi più, chi meno, lascia un po’ di sé nella sua scrittura. Scrivere un romanzo non è un atto meccanico, ma una trasposizione di un mondo che si ha dentro, che si stia scrivendo una canzone, una storia d’amore o un thriller, a cambiare sono gli stili, le dinamiche, ma non l’anima con la quale si inizia a lavorare a un progetto. Ho sempre trovato fondamentale entrare nella mente del lettore, ma prima di tutto nella mia. Soprattutto quando la storia ha come fulcro l’essenza dell’animo umano. Nei miei primi due romanzi ho raccontato di un modello numerico, molti hanno pensato a una formula matematica, in parte lo è, ma in realtà è qualcosa di più. Qualcosa in grado di connettere ogni cosa, fin nel profondo.