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L’amazzonia è in fiamme, ma il problema è un altro.

L’Amazzonia è in fiamme. Polmone verde del pianeta, in termini di equilibrio delle temperature e di gas serra. Un equilibrio precario, messo in discussione da molti anni per via del disboscamento a scopo produttivo e ora dagli incendi. Dietro questo problema esiste un, passatemi il termine, sottobosco politico. Parliamo di Bolzanaro che accusa le Ong di aver fatto azioni criminali per attirare l’attenzione sull’operato del nuovo presidente del Brasile e in particolar modo come ritorsione per aver tolto finanziamenti alle organizzazioni. La foresta amazzonica si estende per il 65% del territorio brasiliano, mentre per il resto in Colombia, Perù, Venezuela e altri paesi sudamericani. Il problema politico è comunque molto più ampio. Manca poco alla prossima conferenza sul clima che si terrà in Cile ed è stata annunciata la sospensione delle donazioni al fondo per l’Amazzonia da parte di Germania e Norvegia, proprio.come protesta alla politica ambientale del governo Bolsonaro. Altro fatto curioso è stato il licenziamento, proprio da parte di Bolsonaro, del presidente dell’agenzia spaziale brasiliana Inpe, a seguito della pubblicazione dei dati di rilevazione dall’alto proprio dei danni che la foresta ha subito. Insomma, il problema è serio. E, come già detto per il tema Groenlandia, riguarda un ambito molto più grande e un problema geopolitico importante. Le risorse più importanti del pianeta sono sempre più nel mirino dei nuovi governanti. In gioco, però, c’è il futuro dell’umanità.