#LMDSLa Macchina del SilenzioPensieri

Il primo capitolo de #LaMacchinadelSilenzio 

New York

Convegno internazionale sul cambiamento climatico

Il dottor Kywata era in piedi sul palco e osservava compiaciuto la sala gremita di personalità nei campi della geologia, dell’idrologia e dell’informatica. Sapeva che erano tutti lì per lui, per ascoltarlo disquisire sul suo progetto presentato da tutti i media come “geniale”. Era riuscito a mantenere il segreto ed era stato coscienzioso nel lasciar trapelare solo lo stretto necessario affinché si percepisse l’importanza della sua intuizione: una scoperta in grado di modificare in maniera definitiva la storia del cambiamento climatico. Si voltò un attimo per guardare lo schermo dietro di lui, fermo sulla prima slide della presentazione; la più semplice, quella che indicava il nome del progetto e dei suoi autori. Lui e il dottor Haikidu. Sentì salire dallo stomaco un moto di fastidio. Aveva notato un errore. E lui odiava gli errori. La dimensione del carattere era chiaramente un trentadue, quando lui aveva scelto il trenta. Una volta sceso dal palco avrebbe licenziato quel miserabile che aveva rovinato la presentazione più importante della sua vita. Del resto la colpa era sua, non avrebbe dovuto fidarsi di un dottorando. Cercò di reprimere l’ira e iniziò il suo discorso. Cliccò su invio per far apparire la seconda slide: era completamente bianca. Strinse il pugno fino a farsi male. Era veramente troppo. “Maledetto incompetente” pensò. Cercò di mantenere la calma, cliccò ancora. Un’altra pagina bianca. Provò a parlare ma si accorse che gli mancava la voce. I pensieri non riuscivano a tramutarsi in parole, tutto sembrava bloccato. Si portò le mani alla bocca con un moto spontaneo, ma in pochi secondi si rese conto che stava perdendo il controllo delle mani, poi delle braccia. Le gambe cedettero all’improvviso e si ritrovò con gli occhi spalancati, vigile ma completamente incapace di comunicare. Sentì le urla e poi delle sirene in lontananza. Vide gli uomini in divisa blu che lo caricavano su una lettiga. Poi smise di capire.

 

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