La quinta guerra – Ep2
Il volto della sua collega continuava a cambiare mentre le teneva la mano perché non cadesse nel vuoto. Non sapeva per quanto tempo ancora avrebbe avuto la forza di farlo. Stava realizzando che non era stato sufficiente annientare la sala server del sistema, ma che questo si era insediato ben più in profondità. Nulla era ciò che sembrava, perché nessun individuo poteva garantire la sua identità. Il volto era stato solo un mezzo per riallineare le menti. Solo alcuni individui erano immuni all’influenza del sistema. Lui e sua collega, la detective Silvye Brams, ne erano l’esempio. Ma non era più sicuro che fosse lei. Sentiva che la sua mente stava per essere contaminata.
“Tirami su!” gridò lei.
“Non riesco,” rispose lui con un filo di voce, mentre tutto attorno si sentivano strisciare i soldati e in aria il volteggiare degli elicotteri.
Lucine rosse laser erano puntate su di loro.
Silvye era riuscita a scovare uno stralcio del codice di calcolo del sistema; fuggire dal server in fiamme non era servito per far perdere quelle tracce. Quel frammento di codice poteva rappresentare un problema e per questo dovevano resettarlo prima di essere compreso. Silvye era un detective con professionalità, dedizione ed esperienza. Aveva fatto delle ricerche su dei vecchi libri in archivio e aveva scovato una rete di programmatori che aveva modificato i codici storici per crearne una loro versione, con una precisa firma. Aveva capito di dover parlare con uno di loro. Per questo avevano raggiunto un vecchio programmatore e lo avevano nascosto in un posto sicuro. Dovevano raggiungerlo per continuare a ottenere informazioni, solo che erano stati tracciati e inseguiti. Ora non avevano possibilità per sfuggire. All’improvviso le forze gli mancarono, la mano cedette e Sylvie cadde nel vuoto. Sentì un forte dolore al petto e cadde anche lui nel vuoto.
“Scusami,” mormorò, forse a se stesso, mentre il buio si impadronì di lui.

Immagine generata co IA Gemini









