Le mani

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Come cambiano le mani, l’illusione e il domani. Parti imparate a memoria. Le note sbagliate sul pentagramma della storia. Perché sono loro a farla, la storia. Sporche di grasso, terra o inchiostro. Un mondo che smette di restare in sospeso, e che torna nostro.

Sospesa

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Girano intorno, lanterne dai tempi sospesi. Lampi lontani, e un rumore sempre troppo vicino. L’odore delle caldarroste. Pioverà, certo che pioverà. E potrai farla cadere quella lacrima. Quella che hai lasciato da parte, tra gli ingredienti di un risotto. La strada è deserta, tutta quella gente non c’è più. Ma non é quella che manca, sei tu, ora, a sentirti sospesa.

Il ramo

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Me ne accorgo da come scrivo che non sono più quello di un tempo. Le parole sembrano le stesse, perché l’abilità é quella di chi legge, piange, sogna o ride. Oppure tutto insieme. C’è un mondo intero in una lettera, come nel suono del pennino di una stilografica su una foglio. E c’è poesia in una nuvola, nell’inchiostro. In un ramo spoglio.

In un mondo

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​In un mondo stracolmo di parole, dovremmo imparare a guardare meglio. A capire un linguaggio che non conosciamo più: quello del silenzio. Troppo spesso siamo soli con noi stessi, convinti che così noi sia. E chissà dove andiamo a perderci, quando accade. É una guerra interiore, ci diciamo. E mentiamo. Molti cercano un dio. Altri uccidono, per un dio. Dovremmo imparare a guardare meglio. E a trasformare la rabbia, l’odio, la paura. In qualcos’altro. Guerra interiore. Nel deserto, tra l’acciaio rovente, nel sapore amaro della polvere da sparo ancora nell’aria. Accecati dal bagliore rassicurante di fuoco d’artificio. O di uno schermo. Siamo soli, quando anche l’ultimo brandello di speranza é caduto al suolo.  In un mondo stracolmo di parole, di cosa sto parlando? di guerra, amore, speranza, o sangue? Mentiamo. Dovremmo imparare da chi di quelle parole ne ha fatto tesoro. E difenderci, da chi di quelle parole vuole farne un arma. Ma spesso e volentieri é da noi che dobbiamo difenderci.

A proposito di Brexit

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Credo che l’analogia tra “il popolo” che acclamava Hitler e quello che ha votato per il #Brexit sia in qualche modo storicamente scorretta. Se in quel caso il regime si era adoperato per portare il consenso verso una soluzione drastica, in questo caso é avvenuto l’esatto opposto. Si é puntato politicamente su una realtà più unita e controllabile, ma il malessere culturale, lo stesso male oscurantista del periodo compreso tra la fine della prima guerra mondiale e l’inizio della seconda, ha optato per una scelta diversa. E questa va rispettata. Leggo prese di posizione contro questa o quella fascia di età e sulla rispettiva legittimazione a esprimere un voto, ma nessuno che si ponga il problema del vero punto dolente: dove nasce l’oscurantismo? Chi lo crea? Andremmo nel campo del complottismo se non fosse che le prove dei dissapori tra Inghilterra e il resto d’Europa siano diventate quasi di dominio pubblico. Non si trascurino gli ultimi eventi di carattere storico, come il peso politico di Putin e la rispettiva presa di posizione in una guerra in cui viene supportato il suo sanguinario amico Assad. Lo scenario é complesso, troppo per i commentantori da Europei di Calcio. Nessuno sa bene la genesi di questa scelta, onestamente credo poco che “il popolo” abbia scelto. Tutti sanno del sentimento anti europeistico che imperversa in Europa. Ci si poteva attendere un esito verso il Brexit. La differenza tra “il popolo” che acclamava Hitler e quello di oggi passa attraverso un bombardamento di informazioni che oggi ci fa sentire consapevoli. Anche quando non lo siamo affatto. Molti confondono le cose, dimenticano che l’Inghilterra non fa patte della zona Euro. Fa parte dell’UE a livello politico, semmai. Quindi ne condiziona l’economia pur non subendone ripercussioni dirette in termini di cambio di moneta. Un bel problema. Non trascurerei nello scenario anche l’incertezza dello scenario politico degli Stati Uniti, molto legata alla politica inglese. Tutto ruota attorno al tema della tanto citata “sovranità” degli stati. Pochi ricordano che molte guerre sono nate a causa di questo concetto. In Europa soprattutto. Proprio per mitigate le tensioni e creare collaborazione e mutua alleanza nacque l’Ue. Per questo andrebbe difesa. Fidatevi, in guerra non stareste meglio. E quei ragazzotti di colore che ora non volete accogliere, sareste proprio voi. Saremmo tutti quanti noi. In quest’ottica credo che questo voto sia un segnale importante. Un segnale alla Merkel e al suo stuolo di pupazzetti. Questo é il vero tema. O l’Europa cambia davvero, oppure il problema potrebbe diventare insormontabile. É la storia a raccontarlo, quando il popolo si schiera é perché qualcuno ha già scelto cosa deve pensare. Con che arma? L’oscurantismo.

Correva, il tempo

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Correva il tempo, perché lí c’era troppo vento. E gli occhi bruciavano, ma non potevano non vedere. Correva, il tempo. E la luna faceva un po’ meno paura. Avvolta dalle nubi, incastrata tra troppe stelle. Chissà se mai avrebbe scoperto la solitudine. Quella che inganna, col sapore aspro di un giorno di pioggia. Poi, fermo a una stazione, attesi il treno che sarebbe arrivato da lí a poco. Raccolsi i pensieri e glia accordi disarmati. Ed é così che accadde. Un suono, poi una melodia e, in fine, le parole. Il tempo non correva più. Aveva imparato a camminare. E a raccontare.