L’iceberg

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​New York mi colpì per la miscela di volti e culture tanto diverse che vivevano gomito a gomito ogni giorno, ma non potevo ignorare che agli angoli delle strade e nelle zone più periferiche ci fosse un mondo in cui le luci della metropoli non arrivavano. Emarginazione, povertà, paura. Queste pagine per molti anni sono rimaste nascoste, mostrando un paese moderno e libero. Forse Trump rappresenta solo la punta dell’iceberg di un malessere di un paese che non è mai cambiato davvero dai tempi delle discriminazioni razziali e dei soprusi. 

Dignità

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​In viaggio, con poche certezze tra le mani. Quel che resta della dignità. Una fetta di speranza, da usare con prudenza e solo nei casi di estrema necessità. Il mare sa essere crudele, mai quanto gli uomini. Lungo la strada si perde tutto. E si fa in fretta a cambiare. Vorrei non dimenticare gli occhi che avevo, perché oltre il deserto c’è qualcosa di più grande. Qualcuno prega, qualcuno piega in silenzio un foglio di carta, come per cancellare per un attimo la propria identità. Ma la vita è più forte, a volte più del mare. Sa essere feroce, anche nella sua ingiustizia. Chissà se un giorno questo viaggio finirà e potrò di nuovo incontrare i miei occhi, persi. Se potrò ancora guardarli. E restituire loro quel che resta della dignità.

La distorsione

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C’è una forma di teatralità anche nella reiterazione degli errori, una distorsione degli eventi. Come se in questi tempi di pensieri così veloci da diventare inafferrabili, ci fosse una lente invisibile, incapace di mettere a ferro e fuoco le vere ragioni di una tale fragilità culturale. Questa é un’epoca di eccessi, di paure esorcizzate da paure ancora più grandi, in cui non sembra esserci più nulla da difendere, se non un confine che esiste solo e soltanto nella nostra mente. Ci han cresciuti dicendo che siamo tutti uguali, ma che é meglio avere paura di chi é diverso. E sembrano così labili i castelli creati per rinnegarlo. Sui nostri libri di storia il male é stato colorato con sfumature tenui, così dal renderlo meno spaventoso. Così non riusciamo ad ammetterlo che l’estremizzazione della cultura del diverso sia davvero spaventosa, perché impone nuovi paletti e non consente di capire fino in fondo che la differenza può diventare un valore aggiunto. E questo, una cinquantina di anni fa, lo sapevano i tedeschi e gli italiani, così hanno sfruttato le abilità e le capacità di un popolo, fino a quando hanno deciso che non serviva più, che doveva essere annientato per una ragione più grande. Per una cultura superiore. C’è una forma di teatralità nella reiterazione degli errori. La distorsione degli eventi fa sentire tutti così, culturalmente superiori.

La polvere

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​Il giorno della memoria, una memoria consumata, rovinata dalle strade tortuose, dalle verità create ad arte. Dalle lacrime mai versate, la cenere, la polvere e quel male che non vuole mai svanire davvero. Il filo spinato non ci lascia uscire. Siamo anime dannate, condannate a dimenticare. Un numero, mai più un nome. Storie, le stesse, a ripetersi e ingannarsi. E noi, distratti, a far finta di vivere.

Io non ci riuscirei

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​Come mi sentirei, se avessi oltrepassato il mare, con occhi che hanno visto troppo. Se avessi assaporato il sangue e il gusto amaro della morte, camminato a piedi nudi sulle braci di un deserto, le pietre dei sentieri di montagna, i rovi taglienti. Calpestato la neve e mangiato la paura, perché i miei figli non morissero della mia stessa fame. 

Come mi sentirei se a sbranarmi fossero occhi famelici, ignari, lontani, dietro le sbarre di una vita che non mi spetta. Occhi che mi cacciano via, come un insetto inopportuno. Saprei spiegare ai miei figli il perdono? No, non saprei farlo, io non ci riuscirei.

A proposito di Brexit

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Credo che l’analogia tra “il popolo” che acclamava Hitler e quello che ha votato per il #Brexit sia in qualche modo storicamente scorretta. Se in quel caso il regime si era adoperato per portare il consenso verso una soluzione drastica, in questo caso é avvenuto l’esatto opposto. Si é puntato politicamente su una realtà più unita e controllabile, ma il malessere culturale, lo stesso male oscurantista del periodo compreso tra la fine della prima guerra mondiale e l’inizio della seconda, ha optato per una scelta diversa. E questa va rispettata. Leggo prese di posizione contro questa o quella fascia di età e sulla rispettiva legittimazione a esprimere un voto, ma nessuno che si ponga il problema del vero punto dolente: dove nasce l’oscurantismo? Chi lo crea? Andremmo nel campo del complottismo se non fosse che le prove dei dissapori tra Inghilterra e il resto d’Europa siano diventate quasi di dominio pubblico. Non si trascurino gli ultimi eventi di carattere storico, come il peso politico di Putin e la rispettiva presa di posizione in una guerra in cui viene supportato il suo sanguinario amico Assad. Lo scenario é complesso, troppo per i commentantori da Europei di Calcio. Nessuno sa bene la genesi di questa scelta, onestamente credo poco che “il popolo” abbia scelto. Tutti sanno del sentimento anti europeistico che imperversa in Europa. Ci si poteva attendere un esito verso il Brexit. La differenza tra “il popolo” che acclamava Hitler e quello di oggi passa attraverso un bombardamento di informazioni che oggi ci fa sentire consapevoli. Anche quando non lo siamo affatto. Molti confondono le cose, dimenticano che l’Inghilterra non fa patte della zona Euro. Fa parte dell’UE a livello politico, semmai. Quindi ne condiziona l’economia pur non subendone ripercussioni dirette in termini di cambio di moneta. Un bel problema. Non trascurerei nello scenario anche l’incertezza dello scenario politico degli Stati Uniti, molto legata alla politica inglese. Tutto ruota attorno al tema della tanto citata “sovranità” degli stati. Pochi ricordano che molte guerre sono nate a causa di questo concetto. In Europa soprattutto. Proprio per mitigate le tensioni e creare collaborazione e mutua alleanza nacque l’Ue. Per questo andrebbe difesa. Fidatevi, in guerra non stareste meglio. E quei ragazzotti di colore che ora non volete accogliere, sareste proprio voi. Saremmo tutti quanti noi. In quest’ottica credo che questo voto sia un segnale importante. Un segnale alla Merkel e al suo stuolo di pupazzetti. Questo é il vero tema. O l’Europa cambia davvero, oppure il problema potrebbe diventare insormontabile. É la storia a raccontarlo, quando il popolo si schiera é perché qualcuno ha già scelto cosa deve pensare. Con che arma? L’oscurantismo.

Due parole sul referendum del 17 aprile

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Due parole sul referendum di domani. Si tratta di scegliere se lasciar proseguire gli operatori o meno nell’attività di estrazione di gas naturale e in minima parte di petrolio entro le 12 miglia dalla costa fino a esaurimento giacimento o solo fino alla fine della concessione. Se votate no, fino alla fine del giacimento. Se votate sí, fino alla fine della concessione. Detto questo, noterete che non si parla di trivellare niente, ma di ciò che c’è e per cui sono stati investiti molti soldi, nonché di una delle poche risorse che abbiamo. Non si parla nemmeno di risorse rinnovabili. Il quesito di per sé é incompleto e lascerebbe in ogni caso un vuoto legislativo. Questi sono temi legittimi, ma che non legittimano nessuno a fomentare l’astensionismo. Credo che una vittoria del sí porterebbe a rinnovi di concessione magari con controlli più serrati, nell’ottica di una vera sostenibilità e non del diritto acquisito. La verità é che qui di ambientale non c’è niente. É stato ridotto a un referendum pro o contro Renzi. Quindi, fate un po’ quel che vi pare, ma andate a Votare. Non é importante che vinca il sí o il no, ma che si senta la voce

Questa é la liberazione

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Ragazzi, che si festeggi o meno, consiglierei di riflettere sulla parola liberazione, é triste e fortemente da ignoranti postare e ripostare sui social propaganda di estrema destra o comunque razzista contro i profughi. Molti di loro combattono una resistenza.
Molti di loro sono partigiani, ovvero contrari alla jihad.
Molti di loro cercano una vita normale. Come tutti.
Non é alzando il muro che risolverete il vostro problema.
Il muro é già stata una delle soluzioni proprio al conflitto a cui fa riferimento la festa di oggi.
A che é servito?
Prima di mettere condividi a qualsiasi cagata, ci si informi. Si studi la storia, anche non quella promossa dai libri di scuola. Studiare anche altri storici, altre versioni, se vogliamo. Ma studiamo.
In ogni caso sarebbe utile, per una volta, che le divisioni politiche venissero superate. La liberazione non ha coinvolto solo la sinistra o solo la destra, ma tutti gli italiani. Vittime di un regime totalitario, vittime di un carnefice. La resistenza rappresenta la fine di un momento buio della storia, quale sia la genesi del movimento dei partigiani é poco importante. É servito a creare un movimento contrario, a scegliere di combattere una guerra diversa. E non é mai tardi, quando si sceglie di combattere per la libertà. Proviamo a fare uno sforzo, a metterci nei panni di chi vive sotto un regime, di chi non può reagire. Di chi soffre in silenzio e che i silenzio cerca una via d’uscita. E pensiamo a cosa possa provare una mamma con un bimbo che cerca di attraversare il mare con una barca fatiscente, magari stuprata da gente senza scrupoli, il tutto per donare a suo figlio la libertà. Ecco, questa é la liberazione.

Metallo sul viso – Caro Vendola

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Caro Vendola, ricordo che avevo poco più dieci anni quando, affacciato dal finestrino del vagone di un treno, ho visto lo stabilimento dell’Ilva di Taranto. Ricordo ancora il mio volto sporco di frammenti di metallo. Ora di anni ne ho molti di più e tu sei stato per dieci anni presidente della Regione Puglia e dell’Ilva è venuta a galla la verità. I controlli fatti dall’Arpa (ente sotto controllo della Regione) non hanno mai avuto valore. Mentre le normative in tema ambientale cambiavano, a Taranto tutto rimaneva fermo, con lo stesso meccanismo raccontato per Piombino dalla scrittrice Silvia Avallone nel romanzo “Acciaio”, fino ad arrivare ai giorni nostri. Ora, caro Vendola, sei un parlamentare, a capo di un partito che si chiama “Sinistra, Ecologia e Libertà”, sei indagato e ti difendi arrampicandoti sui vetri con le mani insaponate. La verità nasconde la raffica di ideali ipocriti che hai raccontato in giro per prendere un po’ di voti. Credo che se la legge fosse davvero uguale per tutti, dovresti dimetterti quantomeno dalla carica di segretario di quel partito, se non da quella di parlamentare. Il problema non è la telefonata che avresti fatto per fermare l’Arpa per impedire il blocco delle lavorazioni durante l’ultimo caso di cronaca, ma quello che non hai fatto negli ultimi dieci anni. La produzione di acciaio è stata certamente una locomotiva per l’Italia, con esportazioni in tutto il mondo, ma come è stato fatto per gli stabilimenti del nord che si sono dovuti uniformare a quanto richiesto dalle nuove leggi, anche l’Ilva di Taranto doveva adeguarsi. Mentre alla famiglia Riva  è stato concesso di andare in deroga, con la scusa di dover garantire il lavoro agli operai. Un ricatto, insomma. E tu, questo. Lo sai. Il compito della politica, per essere credibile, è gestire la cosa pubblica. Tu questo, non hai saputo farlo. Ti sei reso complice di un meccanismo corrotto. Hai contribuito a inquinare un territorio splendido. Hai rovinato la vita di tanti operai. Delle parole che il tuo partito ha preso come nome, ce ne sono almeno tre che non funzionano. Sinistra. Ecologia. Libertà.

Foto articolo: Vincenzo Morabito

Elezioni 2013 – Analisi del voto

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L’analisi del voto di queste elezioni 2013 è difficile e complicata, ma partirei dai primordi. Dopo la seconda mondiale un gruppo di persone che avevano subito il regime fascista e la guerra, ha permesso di dare vita a un referendum per spazzare via dalla storia la monarchia, complice del regime. Ha visto la luce la nostra Costituzione. Dopo quella la spinta, che alcuni definiscono “comunista”, ha portato a tutta una serie di miglioramenti del popolo e dei lavoratori, che hanno iniziato a potersi permettere automobili e vacanze. Il tempo cambiava, così come cambiava lo scenario internazionale, dalla guerra fredda tra Urss e Usa si è passati dal crollo del Muro di Berlino e alla nascita del capitalismo, che sembrava potesse migliorare ancora di più il benessere dei lavoratori, che nel frattempo, grazie ai sindacati, riuscivano a ottenere migliori condizioni di lavoro e salari. Poi l’Urss è crollata, o meglio si è lasciata trascinare dall’ondata del cosiddetto capitalismo, fino ad arrivare ai giorni nostri. Scenario sbrigativo questo, certo. Ma sufficiente per capire a cosa si aggrappano i partiti come Pd e Pdl, uno scenario antico. Così pare. Ma la verità è che il confronto tra due sistemi diversi, quello americano e quello russo ha dato luogo al sistema italiano, che consentiva competitività e condizioni positive per i lavoratori. Quando la politica ha permesso di dare più spazio a imprenditori diversi da Giovanni Agnelli, a manager senza scrupoli, tutto è cambiato. I diritti acquisiti sono stati lentamente smantellati, così come la speranza. Sono subentrati manager senz’anima, pronti a sacrificare tutto per il bene del bilancio delle aziende. I lavoratori, un tempo uniti, sono stati frammentati e disuniti, obbligati a votare per referendum che imponevano strategie deleterie per i lavoratori. Per tutti i lavoratori. La politica del Pd, del Pdl e dopo del governo Monti ha aiutato questo processo. Fenomeni come quello di Renzi hanno reso ancora più pericoloso l’emergere di teorie a favore di una maggiore flessibilità. La rottamazione non era solo quella dei politici, ma delle ideologie, dei diritti, che sono stati definiti in alcuni casi anche privilegi. Man mano la crisi ha completato l’opera, riducendo al minimo i consumi, facendo perdere la speranza a tutte le categorie, imprenditori compresi. Così “il popolo” ha iniziato a dover rinunciare all’automobile, alle vacanze, e poi ai diritti, il tutto per garantirsi un lavoro, spesso per pochi soldi. I giovani, spesso laureati, costretti a lavorare senza professionalità e soldi, i più anziani costretti a rincorrere una pensione che non arriva mai. Da qui nasce l’insoddisfazione. La paura per il futuro. La rassegnazione. E in televisione i soliti volti hanno giurato sulla ripresa, proposto soluzioni, già sperimentate e sconfitte. Evasori che vogliono condonare l’evasione. Corrotti che vogliono depenalizzare la corruzione. Ipocriti sotto diverse bandiere. C’era voglia di serietà, per una volta. Ma la rabbia ha dato vita, e non da oggi, a un movimento che ha distrutto ogni cosa, con l’idea di ricostruirla. Parlo del Movimento 5 Stelle. Con le coalizioni di centro-destra e centro-sinistra di fatto a un pareggio e con poche idee nuove, quali sono le prospettive? E soprattutto, chi ha votato m5s è consapevole che rimuovere i sindacati equivale a rimuovere la storia, le istituzioni che nonni e genitori hanno conquistato? Gli italiani, che siano elettori di destra, sinistra, renziani, o grillini, sono consapevoli che questo rinnovamento potrebbe portare a una distruzione di buona parte della Costituzione?