Tutti ne parlano senza averla letto, ecco cosa penso dell’Analisi costi benefici sulla Tav

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Tutti ne parlano, nessuno l’ha letta. Parlo dell’analisi costi benefici sull’opera Tav. Per curiosità sono andato a scaricarla e a leggerla, ho trovato una perizia di parte con dati presi un po’ da tutte le parti e raffazzonate in grafici per avvalorare una tesi che è già chiara dalla prima pagina: la tav non serve e qui ve lo dimostreremo. Tralasciando sui vari capitoli che cercano di denigrare le affermazioni di Foietta (ma non era una relazione tecnica) , si intravedono concetti antichi anche se fossimo ancora negli anni ottanta. Il traffico su gomma conviene, perché, dicono, ci sarà comunque meno traffico e quel poco può essere smistato su altre infrastrutture, sempre autostradali. Chicca finale: i pendolari. Nemmeno le infrastrutture a corollario dell’opera sono così necessarie, perché, diciamolo, treni ce ne sono già tanti, così come le strade che funzionano, per chi vuole andare in auto e sono pure scorrevoli. Quindi, che ci frega di andare a Lione? Il mio è un sunto di parte, ovviamente scritto da uno che attende con impazienza che il treno arrivi a Orbassano (sí, una di quelle opere a corollario) e che spenderebbe molto meno tempo e soldi per andare a lavoro, oltre a inquinare meno. Ma, in fondo, mica devo andare a Lione, io. Il tema è questo: o si è tecnici o si è politici. Questa commistione strumentale non è che una presa in giro, sia per chi crede nella realizzazione di un’opera come investimento sul futuro, ma anche per chi è contrario, per tutte le sue legittime ragioni.
#SiTav
#NoTav
#ForseTav

Oggi è San Valentino, ma io ricordo Marco Pantani

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Oggi è San Valentino, un giorno importante per tanti motivi, ma a me piace ricordarlo anche perché è stato il giorno in cui un artista che ho amato molto è stato ritrovato morto in un’anonima stanza di albergo di Rimini. Sto parlando di Marco Pantani. Distrutto dalla stampa, dalla sfortuna, dai cattivi incontri, non è riuscito a vincere l’ultimo gran premio della montagna. Abbandonato da tutti, perso nel tunnel della droga, è uscito di scena in silenzio, ma per molti di noi è ancora qui ed è ancora un esempio, nonostante chi cerca di screditare, puntare il dito, fare del male, a me piace ricordarlo con la sua bandana a sbaragliare e lasciarsi alle spalle gli avversari. La sua fragilità era anche la sua forza, non dimentichiamolo quando ci perdiamo e rimaniamo soli. Non dovremmo mai vergognarcene.
#SanValentino
#MarcoPantani

Io sono mia, la storia di Mia Martini

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#iosonomia mi ha fatto riflettere, nonostante conoscessi bene la storia di Mia Martini. Non sto a dire che la splendida interpretazione di Serena Rossi abbia ridato vita all’artista con maestria, talento e professionalità, ma a farmi pensare sono state le scene in cui è stato raccontato l’isolamento in cui Mimì è stata relegata, fino a essere costretta al ritiro. Ricordo di avere iniziato a seguirla con il brano “Almeno tu nell’universo”, poco prima di iniziare a seguire anche Marco Masini. Anche quest’ultimo ha vissuto quell’incubo. Ho visto con i miei occhi la gente allontanarsi, i palazzetti svuotarsi e poi anche i locali più piccoli. Sono però orgoglioso di averlo supportato anche in quei momenti, andando ai suoi spettacoli, cantando le sue canzoni, comprando i suoi dischi. Quello che mi piacerebbe sapere sono i nomi degli artisti che non volevano entrambi sul palco. Sarebbe ora che questi personaggi iniziassero a togliersi la maschera di chi davanti alle telecamere recita “Mimì, quanto le volevo bene”. Chiusa la polemica, resta che “Io sono mia” sia una bella fiction, un ottimo ritratto che rende giustizia a Mimì. Ma c’è ancora molto lavoro da fare in un mondo, quello dello spettacolo, cinico, perfido e tante volte ignorante .

I nostri pensieri

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Ci cambiano,
legano i nostri pensieri.
Ci comprano,
con le nostre illusioni.
A regalare, siamo noi.
I nostri sogni.
I momenti importanti.
Cerchiamo consenso,
perché non troviamo noi stessi.
Siamo le vittime.
Siamo i carnefici.
Duri che hanno paura del buio.
Un sentiero di spine.
E corrente alternata.
Ci cambiano,
rubano i nostri pensieri.
Fiabe moderne,
in una realtà alterata.

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Text by Daniele Mosca

Il fascismo non esiste

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Il fascismo non esiste,
lo urlano.
Mani levate al cielo.
Il fascismo non esiste,
Lo gridano.
Urla che reclamano silenzio.
Mani alzate, in segno di resa.
Braccia verso il cielo.
Brucia la storia,
Bruciano i libri.
L’idea di libertà,
capovolta.
Il fascismo non esiste,
lo incitano,
tra le pieghe del silenzio.
Il fascismo non ha ucciso.
Il fascismo non ha fatto del male.
Il fascismo non ha tolto libertà.
Il fascismo ha fatto del bene.
Il fascismo non esiste.
Lo gridano,
Bandiere nere levate al cielo.

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Text by Daniele Mosca

Qualcuno ci proverà sempre

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Ci saranno errori che farai.

Altri che qualcuno ti dirà di aver fatto.

Ma tu le chiamerai scelte.

Perché la vita è fatta di questo.

Scelte.

Come mattoncini di Lego,

da montare, smontare,

con l’intento di costruire.

Qualcuno ci proverà sempre,

a distruggere quello che avrai costruito.

Per questo dovrai guardare oltre,

provare a non arrabbiarti.

E difendere le tue scelte.

E a ricostruire, se sarà il caso.

Ci saranno parole che ti sapranno ferire.

Altre con cui vorrai ferire.

Perché la vita è fatta anche di questo.

Parole.

Soltanto parole.

Youtuber sull’orlo di una crisi di nervi

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Youtuber sull’orlo di una crisi di nervi. Questo è quello che emerge dalle ormai continue lamentele delle star del web, secondo le quali le visualizzazioni starebbero scendendo e che pertanto significherebbe la fine delle piattaforme. Non dei loro contenuti, delle piattaforme. Il fenomeno youtuber è diventato importante negli anni a tal punto che diversi personaggi sono nati e cresciuti radunando milioni di follower. Nel tempo, però, anche la rete è cambiata, le piattaforme hanno attuato strategie di marketing che non hanno più premiato gli stessi meccanismi virali dell’inizio, bensì quelli a pagamento. E in fondo lo sappiamo, i social per molte cose non sono gratuiti. Quindi capisco la delusione e preoccupazione di questi personaggi che vedono frantumarsi un lavoro enorme fatto giorno dopo giorno. Credo allo stesso tempo sia un approccio presuntuoso ritenere che nessun altro possa entrare in concorrenza con chi ha ottenuto un posto di rilievo su uno dei portali di riferimento, youtube compreso. Assistiamo così alla corsa alla conquista del pubblico di altre piattaforme, oggi Instagram su tutte, ma questa corsa all’oro sembra già vana. Anche le star di instagram già si stanno lamentando. Io credo che i social ci stiano facendo diventare tutti dei rincoglioniti assetati di conferme. O forse lo siamo sempre stati, forse siamo noi quell’esercito di manipolati da una nuova forma di controllo. Oppure, più semplicemente, il nuovo prodotto che le multinazionali hanno vendita è proprio: visibilità. E mi sembra assurda ogni polemica, la pubblicità ha sempre avuto un costo per ogni attività, perché la rete dovrebbe esserne esente? Ma soprattutto perché solo alcuni utenti dovrebbero poter detenere un potenziale pubblico di riferimento gratuitamente?

Photo: https://unsplash.com/@seemurray

Il fascismo non esiste

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Io non voglio credere che il tema fascismo sia diventato un comodo dialogo da salotto tra intellettuali di destra e sinistra. Non lo accetto. E non posso farlo perché non si tratta di portare tutto sul piano politico, perché onestamente io non ritengo l’attuale governo fascista, anche se la maggior parte degli “intellettuali” di destra provano quotidianamente a sostenere questa tesi. Se aprissimo gli occhi scopriremmo che le realtà politiche fasciste e che tali si riconoscono hanno già alzato la testa da diverso tempo e puntano a sedere in parlamento e nei posti di potere. Prima lo ritenevamo un fenomeno lontano, ricordiamo Alba Dorata in Grecia, poi La Pen in Francia. Ma non era un fenomeno isolato. E seppur per ora non è andata bene alla Le Pen, è andata bene ad altri politici che governano in tutta Europa con idee e ideali che fanno paura. Qui non si parla solo di immigrazione, intendiamoci. Personalmente ritengo che le regole siano necessarie e che non possa esistere un’immigrazione incontrollata. Il pensiero fascista è un concetto che entra nel vivo della libertà delle persone, a partire dai pensieri più intimi e personali. Quando sento inneggiare a un ritorno alla famiglia con l’obbligo di portare a termine una maternità perché l’obbiettivo è procreare, io inizio ad avere paura. Paura, all’inizio. E rabbia immediatamente dopo. Quando al dose viene rincarata con il negare le coppie di fatto e discriminazione di chi è diverso da ciò che questi signori ritengono “normale”, inizio a scrivere. Questo “scrivere” viene catalogato dagli “intellettuali” di destra come una chiara manifestazione di partecipazione a quel partito o a quell’altro. Uno stupido tentativo di catalogare le persone, così che sia più facile demolirle. “Allora sei comunista”, dicono “Sei Piddiota”, allora. Questo è il livello. E no, cari miei, io sono italiano, amante della storia e della letteratura e, ascoltate bene, non ho alcuna tessera politica in tasca. Questo fa di me un libero pensatore, una persona che si pone domande e cerca le risposte. La polemica che vedo crescere negli ultimi giorni riguarda il romanzo di Michela Murgia e il suo celebre “fascistometro”. Cosa volete che dire magnifica. Magnifica operazione commerciale. Punto. La mia considerazione finisce qui. Quell’elenco per me non è null’altro se non una serie di cialtronate. Detto questo, vorrei chiedere agli “intellettuali” di destra se vedere sfilate di fascisti, nazisti e teste rasate che rivendicano posti di potere e minacciano pulizie ed epurazioni rappresentano il loro ideale di libertà di pensiero. Forza, avanti con le risposte.

Dalla parte giusta

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Abbiamo costruito un mondo,di barriere.

Le peggiori sono dentro di noi.

Parliamo di libertà,

dalle sbarre dell’ipocrisia.

Siamo perfetti,

davanti a specchi coperti.

Siamo alibi e difetti,

celati dietro ai nostri occhi.

Abbiamo creato la paura,

perché intimorire è la migliore arma di difesa.

Abbiamo costruito un mondo,

di cancelli.

Senza nomi.

Senza chiavi.

E forse non esiste,

la parte giusta di un cancello.

  

Fumo e cemento

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Fumo e cemento,

il respiro che manca.

La rabbia, la sento.

Quello che non uccide, stanca.

C’erano degli alberi,

un sole con cui scaldarsi.

C’era un fiume,

Oggi un centro commerciale.

Fumo e cemento,

rifiuti che bruciano.

Come brutti pensieri.

Trattengo le lacrime a stento,

a mio figlio avrei voluto lasciare un mondo migliore.

E io non ho saputo fare di più.

Non riesco a perdonarla,la pioggia.

Non riesco a perdonarlo,l’uomo.

Quando mi portano via ogni cosa.

Compresa la speranza,

trascinata via da un fiume in piena.

Fumo e cemento,

tutto ciò che sappiamo respirare.

Rassegnati, disillusi,

ci trasciniamo in un corteo.

Sembrano ribelli,

sono come quelli che mi hanno illuso

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Text by Daniele Mosca