Mondi paralleli

Pubblicato il Pubblicato in #Labirinto, #LMDS, #MakingNovel, L'equazione - Il thriller, La Macchina del Silenzio

Le atmosfere de #LaMacchinadelSilenzio non sono casuali. Viviamo in un mondo dove realtà e realtà virtuale corrono parallele, che a tratti collidono e che spesso si scontrano. Esiste una rete che ingloba tutto, una rete nata per scopi militari e dentro la quale si sviluppano algoritmi e virus creato con l’unico scopo di controllare, monitorare, influenzare, creare veri e propri mondi paralleli in cui nulla è più ciò che sembra. Sembra un film di fantascienza, eppure è la nostra realtà.

La Stampa contro i bookblogger

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Lo sapete, quando c’è una polemica io difficilmente mi tiro indietro. La Stampa pubblica un articolo post Salone che accusa in qualche modo i bookblogger di essere la rovina degli editori e soprattutto dei librai, perché sarebbero in grado di decretare successo o insuccesso di un romanzo. Io sono ormai un blogger di vecchia data, dalla musica ai romanzi credo di aver parlato di un po’ di tutto. Certo, rispetto a questa orda di nuove leve così fotogeniche e preparate sulla comunicazione video io sono una cariatide, ma credo che questa categoria così maltrattata sia uno degli ultimi baluardi della promozione dei libri. I librai chiudono non a causa dei blogger, ma di Amazon, Feltrinelli, Mondadori, del pauroso giro che si cela nella distribuzione dei libri. La Stampa questa volta non sa di cosa parla, non conosce il fenomeno e tanto meno lo ha studiato. Da scrittore che prova a emergere però qualcosa avrei dire. Alcuni blogger possono decretare i numeri di un romanzo. Nel bene e nel male. Personalmente mi è capitato di subire il tentativo di oscurarmi o la classica recensione negativa, piuttosto che il blogger che piuttosto che recensire me (nonostante avesse ricevuto copia gratuita a spese dell’editore) preferisse incensare altre CE, tra l’altro incensate dalla maggior parte dei bookblogger. Quale sia il motivo non voglio saperlo, ma posso immaginarlo. Per non parlare dei tam tam riguardati presunti dati di vendite astronomiche. A ogni modo, diversi blog possono fare cartello e determinare successo o insuccesso di un romanzo, questo è vero. Detto questo, nulla c’entra con i librai, ne ho conosciuti diversi molto appassionati, competenti, li ho ascoltati e posso assicurare che ciò che li manda in crisi è ben altro. D’altro canto i bookblogger, aldilà del parere surreale de La Stampa, non stampano e non vendono libri. Quindi quell’articolo non sta in piedi. Lo scopo di vendite copie è una prerogativa dei giornali, non del blogger, moderno o antico che sia, che deve pagarsi un dominio, spesso senza entrate, pagarsi le spese di gestione, quasi sempre comprarsi i libri. E perché? Solo per passione.

Tra le dita, un sogno

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Ai margini,
lo spettacolo è altrove.
Recito, attorno è confusione.
File interminabili per gli attori importanti.
A muovere me era la passione,
per qualche moneta.
Ma dentro qualcosa brucia,
e non posso ignorarlo.
Mi assale nella notte.
E non riesco a spiegarlo.
L’umiltà costa cara,
l’ambizione logora.
In un prato aperto,
pieno di papaveri rossi.
Svettano, nella loro presunzione.
Inconsapevoli,
di essere infestanti.
Resto ai margini,
stringendo tra le dita un sogno.
Inconsapevole,
Che sia già svanito.
Così come la mia voce.

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Text by Daniele Mosca

Crescere é reinventarsi

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Crescere é reinventarsi.
Cercarsi un volto nuovo.
Un colore preferito.
Provando a sorridere
È accettarsi,
O provarci, almeno.
Senza mai riuscirci davvero.
È incantarsi,
senza riuscire più ad ammetterlo.
A se stessi,
ma nemmeno agli altri.
Vorresti fermarti e raccontarlo.
Ma te ne vergogni.
E resti zitto.
Ormai siamo grandi.
Non c’è più tempo per le emozioni.

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Text by Daniele Mosca

Senza specchi

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Occhi distratti,
siamo treni in corsa.
Strabici, sui cristalli liquidi.
Persi, a nasconderci dai lividi.
Sogni rimasti intatti,
invecchiati, presi da una morsa.
Occhi più stanchi.
Pronti a guardare ancora.
Oltre lo schermo.
Illusi di specchiarci.
Ma ci dimentichiamo chi siamo.
Fino a perderci,
ad annegare.
In quello schermo.

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Text by Daniele Mosca

Io al Salone ci andrò

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Fascismo e antifascismo sono due facce di una stessa medaglia. I riflettori si riaccendono su fatti che qualcuno vorrebbe legittimare o contestualizzare. Alcuni parlano di una “vera storia” mai raccontata. I revisionisti, che poi così nuovi a questo genere di attività non sono. Da qui nasce la polemica sulla presenza al Salone del Libro di una casa editrice legata a Casapound. Secondo molti rappresenterebbe una legittimazione della cultura neofascista. Il tema però è un altro. Queste formazioni hanno rappresentanze politiche, quindi hanno una loro propaganda politica, sicuramente amplificata dalla stessa linea politica del governo attuale. A chi vede il tutto come una forma di democrazia ricordo che partiti come partito del fascio e il corrispettivo nazionalsocialismo in Germania sono nati da movimenti assolutamente legati e legittimi. Ma credo che rispetto a quel periodo oggi esiste una variabile importante. Social, la rete in generale. I flussi di informazione sono veloci e possono essere gestiti. Questo rende la propaganda più capillare ed efficace. Per gli studi relativi ai miei romanzi mi sono imbattuto spesso in testi che raccontavano punti di vista differenti rispetto a quelli comuni e ne ho letti alcuni. Mi è servito per capire cosa pensa chi crede in quelle idee. Senza entrare nel merito del giusto o dello sbagliato, credo che invece serva una letteratura che copra e racconti anche questi aspetti. Negarla sarebbe censura e la censura aiuta a fomentare pensieri che si muoverebbero comunque fuori dai riflettori. Il rischio della nostra società così “globalizzata” è quello di rimanere vittime di pensieri che ci vengono forniti e imposti depurati e ripuliti. Farsi un’idea propria è l’unica soluzione e per farsela bisogna leggere. Pur non avendo minimamente il peso del collettivo Wu Ming, io al Salone ci andrò anche in difesa della libertà di opinione, sempre con occhio critico e tenendo d’occhio chiunque attenti a questa basilare forma di libertà.

I Navigli di Leonardo

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Leonardo Da Vinci è conosciuto per tantissimi temi, anatomia, ingegneria, arte. Pochi ricordano che è stato l’ideatore del sistema di canali che alimentavano i famosi Navigli di Milano. Il suo progetto rese navigabili le canalizzazioni permettendo di collegare il lago Maggiore con il lago di Como. Le canalizzazioni avevano permesso di far giungere a destinazione i materiali per la costruzione del Duomo di Milano. Con l’avvento delle automobili le canalizzazioni persero la loro utilità e man mano vennero intubate. I temi idrogeologici dei giorni nostri hanno riportato in auge l’importanza dei canali per funzionalità idrogeologiche. Cinquecento anni più tardi il genio di Leonardo esprime ancora tutto il suo splendore.
#LeonardoDaVinci

Andiamo a vedere il giorno, il romanzo di Sara Rattaro

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Ho iniziato a leggere Sara Rattaro con il romanzo “Non volare via”, “Andiamo a vedere il giorno” racconta la storia degli stessi protagonisti a distanza di qualche anno. Alice è cresciuta, il suo matrimonio è in crisi. Decide di fuggire a Parigi, ma viene raggiunta in aeroporto da sua madre, Sandra. Decidono così di proseguire il viaggio insieme, riscoprendo i rispettivi lati oscuri, celati in un passato che risveglia ancora amarezze. Una storia che non può coinvolgere Alberto, padre di Alice, marito di Sandra. Non può mancare perché sullo sfondo di questo viaggio c’è una donna che lui ha amato moltissimo, Camilla. “Andiamo a vedere il giorno” è un romanzo in cui si intrecciano più che personaggi, vite, sentimenti. Racconta come un tradimento possa in qualche modo nascondere un amore che non riesce più a ritrovare se stesso. Un sogno naufragato, o semplicemente il tempo e le esperienze che ci cambiano. Lo stile inconfondibile di Sara Rattaro ci prende per mano e ci svela una storia strana, imprevedibile, per certi versi. Perché la scelta della destinazione delle due protagoniste appare inattesa, quasi inspiegabile. Così come spesso lo è l’animo umano. Questa è tra l’altro una delle prerogative delle storie di Sara Rattaro, ovvero quella di scavare più che nei sentimenti, nei difetti, nelle incomprensioni, nella anomalie dei suoi protagonisti. Il romanzo emoziona e lascia uno strano velo di commozione, sia per dove il viaggio conduce, sia per il senso della storia che diventa lampante, feroce, nella sua semplicità. Una famiglia che si riscopre tale, proprio quando tutto sembra fragile e potersi frantumare da un momento all’altro. L’amore, talvolta, è così.

#andiamoavedereilgiorno
Sara Rattaro
Sperling & Kupfer

Quanto dura la campagna elettorale?

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Quanto dura la campagna elettorale? Ce lo chiediamo ormai da diversi anni. Un bombardamento mediatico di faccioni che promettono, promettono, fino allo sfinimento. Punti di vista spesso diametralmente opposti che cercano di convincere sulla bontà delle tesi proposte. Dai vaccini al revisionismo storico, ogni tema sembra avere più chiavi di lettura, pochi la capacità di trarne davvero delle valutazioni oggettive. Ma cos’è la politica? Un modo per accordarsi e darsi delle leggi con la più ampia condivisione possibile. Nella storia non mancano le derivazioni, esistono ancora oggi in diverse zone del mondo. Ma la nostra realtà è sempre stata strana. Esiste solo quello che viene raccontato e nella versione che viene proposta. Esistono quindi più verità? Probabile. Ogni punto di vista ne ha. Anche i più oscuri. Il rischio del nostro tempo, l’ho scritto già molte volte, è la velocità con cui le varie tesi viaggiano, senza lasciare il tempo di far sedimentare le informazioni. Così a prevalere sono i sentimenti più atavici, come la paura, la paura, il sesso. Quest’ultimo è difficile da individuare nel teatro politico, molto di più in quello sociale e social, in generale. La televisione ne ha modificato l’approccio, rendendo pruriginoso ogni cosa, legami compresi. Un modo come un altro per distogliere l’attenzione. Anche questa è una tattica politica, lo è da sempre. Ma torniamo alla domanda iniziale: quanto dura la campagna elettorale? La fine non esiste, poiché la vita è di per se una forma di politica e in tutti gli ambienti abbiamo bisogno di una rappresentanza, un accordo. Una soluzione. Inevitabile che si cerchi il consenso sempre e comunque. La difficoltà sta nel filtrare le informazioni, in un momento storico in cui gli ideali sono in crisi e non c’è più nulla in cui riconoscersi. Questo spiega perché molti preferiscono votare per gli idoli della tv o per se stessi, ma siamo sicuri di essere una garanzia per gli altri?

Photo by Corriere

Text by Daniele Mosca